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22/09/11

Aristide Pereira

Ao receber a noticia do falecimento de Sua Excelencia Aristides Pereira a nossa alma cai numa noite negra, consciente da grande perda que a sua despedida deixa em nossa terra, nos nossos corações. Com muita trsiteza, neste momento, nós nos unimos à dor da família de Sua Excelencia, dos seus amigos e de cada um de nosotros, dentro e fora das ilhas de Cabo Verde, que encontraram em sua Excelencia um marco de importância incontestável. E neste último momento queremos agradecer-lhe por tudo que ele fez por todos nós, por nossa história, para a nossa economia a nossa liberdade.

Com a sua luta deixou-nos um legado do sentido prático da sua diplomacia que foi inegável e que o levou a reunir com aliados para nossa causa em muitas nações independentes do mundo: desde os países escandinavos, ex-URSS, os Estados Unidos, Líbia, China Estados membros da NATO. Como o primeiro presidente da nossa nação foi capaz de nos levar a história dando ao país a estabilidade política e econômica impensáveis em uma reciente republica africana em aquela altura. Entre os pais da nossa Constituição, vamos lembrar dele para a reforma agrária desejada fortemente nos primeiros anos de sua presidência e que fez levantar a economia do país para reparar a economia que em aquela altura estava muito fraca. Também próximo ao mais pobres Ele fue um ponto de referência para muitos de nós imigrantes.

Sempre será uma estrela carismática, um ponto bem definido e nunca excluível das nossos corações.

Nos choraremos por um longo tempo, com devido respeito e gratidão por ter dato um corpo a nossa jovem alma caboverdiana.

Que ele descanse em paz, para sempre, sabendo que todos estamos em dívida para o que somos hoje... Obrigado Presidente Pereira.

Tabanka Onlus

21/09/11

PRAIA 2006

CONGRESSO DOS QUADROS 2006

Praia

Nel medesimo istante in cui noi aprivamo gli occhi il sole allargava le braccia per mostrarci il paradiso che si distendeva sotto di noi... La forte sensazione di essere a casa invase noi tutti e qualche lacrima solcò i cuori di noi tutti.

Spesso quando si ritorna in patria dopo tanto tempo si è consapevoli di vivere da stranieri in terra propria perché non si conosce più nessuno, e nessuno ti incontra per strada per darti il buongiorno, o offrirti un caffè... Ma questa del congresso non è una di quelle volte, nessuno di noi può sentirsi estraneo e\o straniero, perché siamo un bel gruppetto che bene o male già si conosce da tempo... Ventitre giovani capoverdiani di ritorno insieme, nella propria patria... Che straordinaria sensazione! Potrebbe essere l’inizio di un racconto fantastico, ed invece è la pura realtà!

Praia, mentre il sole ti accarezza la pelle e la gente ti scalda il cuore e ti distribuisce affetto, amicizia e... ed è così bello perdersi tra le sue strade sempre piene di sole, sempre piene di gente, sempre piene di colori, sempre piene di odori, sempre piene di Capo Verde!

Il Congresso per noi giovani è stato anche questo: conoscere la nostra capitale, passeggiando per i mercati, parlando con la gente, confrontandoci con la gioventù del posto imparando a vivere li non come stranieri ma come corpi di una stessa società attenti ai prezzi esposti e imparando a convivere con chi avrebbe potuto approfittare della nostra non conoscenza del posto per prendersi gioco di noi.

Ma il congresso è stato anche un’occasione di forte socializzazione tra i nuclei di capoverdiani residenti in varie parti del mondo e residenti in Capo Verde stessa! Se di giorno, infatti, si aprivano vaste discussioni su tematiche di varia natura ma che spesso sacrificavano l’individuo per proporre, giustamente, questioni e problematiche che coinvolgevano la massa, e vedevano protagonisti nuclei di specifiche aree di residenza; la sera si cambiava maschera e ciò che contava era l’individuo singolo, non più appartenente al gruppo degli olandesi, degli italiani, dei mozambicani, degli americani e via dicendo ma l’individuo nella sua pura e semplice capoverdianità. Così per molti aspetti i nostri incontri serali, in discoteca o a casa di amici, o per le vie di Platò, non sono stati solo occasioni di divertimento ma anche occasione per sentirci parte di uno stesso corpo, quello capoverdiano!

Dagli incontri mattutini e quelli serali-notturni ciò che, mi è parso di vedere è stato comunque un forte attaccamento dei giovani verso quella che di fatto è la nostra vera terra: Capo Verde! Nelle discoteche, infatti, le danze battevano passi caldi e intensi al ritmo di funanà, colasanjo, coladeira... al ritmo, cioè, di quelle danze che scorrono nelle vene di tutti i capoverdiani e vedere quei giovani, abituati ai ritmi occidentali, cimentarsi in ciò che ci appartiene con tanta maestria e passione ci fa ben sperare per il futuro, la nostra identità culturale, almeno per quanto riguarda le danze e la musica è viva, molto viva anche all’estero e nei nostri giovani. Ciò fa piacere all’anima!!

Negli incontri mattutini, invece, questi giovani hanno tirato fuori la voce per portare avanti problemi sociali legati al luogo in cui vivono, ma anche il forte desiderio di poter realizzare materialmente qualcosa sia per i nostri connazionali che vivono in condizioni di sopravvivenza in altri paesi esteri, sia per la nostra amata madrepatria.

E anche questo loro voler affrontare certi problemi e vedere Capo Verde, non solo come meta turistica, o semplice terra dei nostri genitori, fa ben sperare che questi giovani all’estero siano portatori di quella sana malattia chiamata amore patria che un giorno li rivedremo operare a favore della nostra terra...

Ma affinché ciò sia possibile, cioè che il giovane partecipi in un prossimo futuro attivamente alla vita del proprio paese d’origine sarà necessario che esso si senta partecipe del gioco, quello stesso gioco che ora li esclude o che li vede solo al margine!

una domanda sull'Italia

Alcune volte penso al ritorno in Italia... ma poi mi dico: e che lavoro mi metto a fare?
    • Ilda Maria Duarte Ka ta falta.
      Pois mi ka ta kontcheb muito,mas ti ritengo una persona inteligente e colta.
    • Fernand Didier Manga valorizzare la bellissima cultura del tuo paese. Avrai solo da scegliere in quale campo impegnarti. Sono certo che i risultati saranno lodevoli.
    • Marco Medaglia Lascia perdere. E' un paese di merda. Anzi, fammi posto, che ti raggiungo!
    • Renzo Salvatori al ritorno in italia? ma come: qui tutti cercano di scappare!!!
    • Hipolito Soares La nostalgia ci riporta nei luoghi e momenti piacevoli del nostro passato, ma il bisogno di nuove soluzioni ai nostri problemi quotidiani ci costringe a rimanere, a nostro malgrado, dove ci troviamo, forse in migliori condizioni. Così è la vita del nostro essere emigrante.
    • Mariangela Tarallo va o resta dove pensi di poter star meglio, tutto il resto viene da se'.... bjs d'sodade

12/09/11

appunti di viaggio

Ritrovo tra i file vecchi e consunti del mio pc alcuni articoli, discorsi da me scritti e/o pronunciati e, penso che, prenderà il vizio di riportarli qui nelle mie pagine come memoria personale, come storia di una comune persona. Di seguito trovate un articolo che scrissi per una rivista capoverdiana fondata tra gli altri da me nel lontano 1996. La rivista, il cui nome era PROMOCABO, ebbe vita breve ed intensa... purtroppo i miei collaboratori vedevano sola la parte economica di questa ed io lasciai la rivista che morì di lì a poco... mi piace pensare che ne sia stata l'anima.


LA TERRA DEI NAPO-VERDIANI

Domenica 18 Aprile 1997,

abbiamo riempito tre pullman di capoverdiani per andare a Napoli a presentare la nostra nuova rivista capoverdiana.

Ore 9: 00… abbiamo appena dato il consenso ad alcuni “stranieri” (italiani) di salire a bordo per un passaggio fino a Napoli, verso cui le nostre tre caravelle, le caravelle della rivista, si stanno dirigendo a vele spiegate.

Le nuvole si rabbuiano sopra di noi e sembrano voler impedire il nostro cammino, ma la nostra voglia di arrivare e l’infinita allegria che ci accompagnano non conoscono avversari e finiscono per contagiare pure il sole che non potrà fare a meno, d’ora in poi, di baciarci di tanto in tanto!

Ecco, anche il Vesuvio (già da tempo spento) ritrova energie necessarie per poter assaporare il profumo del dolce cuscus ancora caldo che viaggia insieme a noi, e allora si alza alto sulla nostra sinistra e grida a gran voce: - Napoli è qui! – E resta sospeso in aria a inebriarsi di quest’aroma che sempre caro mi fu.

Napoli… Spumeggiante come colui che viene a farci gli onori di casa: l’Avv. Giuseppe Ricciulli, Console Onorario a Napoli di Capo Verde, e come i suoi tre paggi (Barbara, Valeria e Lino) che ci accompagneranno in un interessante tour alla scoperta della bella Napoli artistica.

E come uscendo da una favola, avvolto in un gioco di veli di pioggia e d’incanto, imponente sopra le nostre teste, vien trasparendo CASTEL NUOVO…E il suo interno è tutto un continuo meravigliare che va dal marmoreo Jarace, a quello che è la bellezza di un porto antistante dove bianchi gabbiani sostano sulle sonnacchiose onde un attimo prima di voltare verso Ischia, Procida o Capri… Ed è del porto la voce che graffia i nostri cuori fino a far emergere in superficie un po’ di Sodade, quel forte richiamo nostalgico della nostra terra.

E poi verrà la mostra di altri luoghi capaci ancora d’incantarci: Piazza del Plebiscito, G. Umberto, Posillipo etc. etc... Ma ora fermiamoci un attimino e assaporiamo i frutti di questa terra: la pizza!, gentile offerta del nostro ospitale avvocato.

E già sul far della sera raccolti tutti intorno al fuoco acceso dalla rivista ci raccontiamo la nostra CAPOVERDIANITA’.

Prende la parola l’avvocato Ricciulli ( e sono sempre più convinto che quest’uomo sia pervaso da uno spirito capoverdiano) e quella sua è la storia di un nostro stimatore che sta cercando di far si che il futuro di molti giovani napo-verdiani sia migliore di quello che offre ora il presente: - Amici, compatrioti sono riuscito ad ottenere dalla regione Campania la possibilità di avere ben quindici posti per un concorso pubblico per i nostri ragazzi capoverdiani: sarà un corso di 600 ore, retribuito dalla regione; il corso sarà in tecniche del linguaggio e di computer che prevede un diploma finale e abilitazione lavorativa. Inoltre, sempre a nome della comunità, mettiamo a disposizione, a concorso, una borsa di studio vera, interessante per i giovani che vogliono iscriversi all’università: sedici milioni per quattro anni; l’unico pegno richiesto è quello di laurearsi nel tempo previsto e che il neolaureato prenda sotto suo tutorato un altro giovane e che lo segua nei suoi studi economicamente fino alla fine degli studi e quest’altro a sua volta, appena laureato ne prenda un altro… Così a catena negl’anni! Sarebbe una bella tradizione!! Sarebbe un bel modo di integrarsi in questa società!

E già integrarsi, bel problema! Come ci si può integrare nella realtà socio-economico e culturale del paese d’accoglienza senza dover rinunciare, anzi promuovendo la propria tradizione d’origine? Non è affatto facile… Chi vive tra due culture dissimili tra loro difficilmente riesce a trovare una sintesi tra le due culture, e questo perché mancano le basi per poterlo fare.

L’emigrante è impegnato nel suo sacrificio quotidiano di riuscita sua, della sua famiglia, dei suoi figli; è impegnato nel non facile compito di inserimento sociale del paese ospitante. E porta avanti tutto con umiltà, sacrificio, dolore nutrendosi di curiosità e interesse verso il paese in questione. E solamente dopo molti anni di sacrificio può dirsi libero di scegliere una propria vita personale, con i propri affetti nell’armonia della propria famiglia… E questo si verifica solo se nel frattempo ci siamo continuati a nutrire delle nostre tradizioni e ci siamo messi nella condizione di voler capire quella società che ci accoglie e di cui facciamo parte… Senza, dunque sacrificare le nostre origini, e questo è lo spirito della rivista, strumento di intercomunicazione tra noi e gli altri che ci circondano.

– Certo, – afferma l’avvocato G. Ricciulli – L’integrazione è di per sé un fatto positivo, ma culturalmente può anche essere negativo perché porta l’identità culturale, quella capoverdiana in questione, a dissolversi in quella italiana, ad esempio. Cosa bisogna fare per non perdere, allora, la propria identità culturale? Ci sono feste, musiche, incontri certo!, ma ciò vale zero se ciò rimane un qualcosa chiuso nel guscio capoverdiano. L’integrazione deve essere seguita da una fase di interscambio culturale dove è Capoverde che tratta alla pari con le altre culture del mondo e si fa conoscere per quello che vale. Alla pari senza chiudersi in difesa, ma aprendosi…

– E oggi più che mai siamo in grado di proporci alla pari con gli altri – Intervengo infine io. – Quando siamo partiti l’abbiamo fatto in sordina, nudi come vermi senza niente e nessuno che ci degnasse del minimo sguardo, con la sola volontà di RIUSCITA. E questo tanto per noi come comunità, quanto per noi della rivista e... lottando e soffrendo abbiamo vinto molte battaglie… Guardiamoci in faccia, non siamo più nudi vermi, ma bellissime crisalidi in procinto di trasformarsi in farfalle, meravigliose farfalle. Sono orgoglioso di noi come comunità, sono orgoglioso di noi come siamo riusciti anche ad integrarci in questa società italiana, sono orgoglioso di noi come rivista.

E non c’è più altro da dire se non leggere gli auguri faxati di Suor Anselma (colonna della comunità capoverdiana a Napoli), del Dott. Carlo Iaccarino (Segretario Generale del Corpo Consolare), dell’On. Antonio Bassolino (sindaco di Napoli).

Un grazie al Don Orione che ci ha ospitati e…

Un altro attimo di pausa, c’è ancora tempo per una magia da parte dell’avvocato Ricciulli: e come da un cilindro riesce a tirar fuori il primo riconoscimento per la rivista, una bellissima targa in oro.

E naturalmente non può mancare, come a Firenze, un ricco buffet e si è già pronti a levare le ancore e a riprendere il viaggio verso altri lidi, altri capoverdiani, altre straordinarie persone che si mettono a disposizione della nostre gente… Grazie Napoli!

08/09/11

babel hotel - ramona parenzan (a cura)

raffaele taddeo

Babel Hotel - Ramona Parenzan (a cura)
infinito - 2011
pp. 189,
17 €

Nel lontano 1992 venne pubblicato il libro di Mohsen Melliti Pantanella canto lungo la strada. In quel testo lo scrittore tunisino metteva in luce il tentativo di costruire all’interno dell’ex pastificio occupato una nuova città, che avrebbe potuto costituirsi, invece della ormai vecchia Roma, a partire dal coacervo di persone di origine straniera e provenienti da tutte le parti del mondo. Nel raccontare quella situazione, romanzata, si evidenziavano problemi di convivenza, di disordine, di intervento delle forze dell’ordine, fino al tragico sgombero. Forse in Italia ci sono o sono state tante “Pantanella” meno grandi ma vivaci di esperimento. L’Hotel House di Porto Recanati è uno dei tanti “Pantanella” con qualche caratteristica diversa dalle prime esperienze di condivisione di spazi da parte di immigrati. Intanto la dimensione (dalle 2000 alle 3000 persone quello di Porto Recanati, un migliaio quelle di Roma), poi la struttura dei servizi (dalla panetteria-pasticceria, al bar, alla moschea e ai più vari punti di vendita nel maxicondominio della città marchigiana), infine la sostanziale legalità degli inquilini dell’Hotel House, si tratta di piccoli appartamenti comprati o affittati. La maggior parte degli inquilini dell’Hotel House è con permesso di soggiorno. Quello che rimane simile alla Pantanella romana è l’opposizione spazio immigrati contro la città. A Roma Pantanella era all’interno della città e non potè essere tollerata. A Porto Recanati l’Hotel House è ai margini della città e pur mal vista, osteggiata, può continuare a sopravvivere, salvo le frequenti visite delle forze dell’ordine. (vai avanti nella lettura)

XXXIII° ANNIVERSARIO DALL'INDIPENDENZA DI CAPO VERDE

XXXIII° ANNIVERSARIO DALL'INDIPENDENZA DI CAPO VERDE
J. Canifa Alves, l'On.le M. Monteiro, l'On.le Frias, l'On.le Sousa, rappresentante Caritas F. Pittau

Un libro può salvare la vita

  • edgar allan poe - racconti
  • Gabriel Garcia Marquez - Cent'anni di solitudine
  • Isabel Allende - il piano infinito
  • Luis Romano - famintos
  • Michael Ende - la storia infinita

MONDO MIGRANTE

Los Angeles – Charlize Theron è diventata cittadina americana. Ad annunciarlo la stessa attrice durante il David Letterman Show: “ho sempre desiderato essere cittadina americana, ma loro non volevano accettarmi… Ho dovuto studiare. Inoltre era difficile non pensare a qualche trucco all’esame, come quando a me, di madrelingua inglese e sudafricana, è stato dato un foglio e mi è stato chiesto di scrivere correttamente la frase: è una giornata di sole”.

Un premio Oscar all’ umorismo americano… ma si diamo loro anche un “Tapiro d’oro”.

Le rivoluzioni non necessariamente rappresentano delle soluzioni... sicuramente ti danno linfa vitale!

RAIZ-LONGE

RAIZ-LONGE
dietro: Benny Hopffer Almada, Giovanni Mone, Alfredo Pierantozzi; al centro: Marta Poretti, Viviana Alves, Jorge Canifa Alves, Cateline Hopffer Almada, Lorena Salvatori, Walter do Rosario; in basso: Hamdi Dahir, Linda Evora, Aderico Brito.