Jorge Canifa è uno scrittore ma prima di tutto è un cittadino del mondo. Nato a Capo verde si è formato culturalmente ed umanamente in Italia ed ora vive in Spagna; tutte esperienze che hanno contribuito a dar vita ai suoi tanti racconti.
Lei è nato a Capo Verde, ha vissuto in Italia ed ora si trova in Spagna. Cosa significa per lei essere cittadino del mondo?
Sono nato in una società multietnica, dove da sempre si sono incontrati uomini e culture differenti. In Italia, sin da piccolo, avevo sei anni e mezzo quando sono arrivato, ho imparato a relazionarmi con gli altri senza rinchiudermi in gabbie nazionali, razziali, religiose o simili, questo grazie alla mia anima “senza confini” e senza dimenticarmi di essere capoverdiano mi sono nutrito della cultura italiana, e con essa mi sono sposato, arrivando a concepire un tipo di scrittura “bi-alare” che mi permetta di essere identificato sia come capoverdiano, dai capoverdiani, che come italiano, dagli italiani. Questo mi da molta libertà di espressione e mi fa sentire cittadino del mondo.
È stato difficile lasciare l’Italia, anche da “straniero”. Amo l’Italia con tutta la mia anima, allo stesso modo della mia terra, ma sono stato costretto a volare via. L’italia, culturalmente parlando, sta morendo. Non si investe più nella cultura e i mezzi di comunicazione sono sempre più spazzatura. L’Italia mi ha tolto il diritto di sognare, di fantasticare, di nutrirmi di cultura. In Spagna c’è ancora un grande fermento culturale, ci sono molte iniziative artistiche e per giovani. Non sarà difficile integrarsi in questa nuova realtà in cui vivo da qualche mese ma... qui riesco ancora a sognare e a nutrirmi di arte!
Sono nato in una società multietnica, dove da sempre si sono incontrati uomini e culture differenti. In Italia, sin da piccolo, avevo sei anni e mezzo quando sono arrivato, ho imparato a relazionarmi con gli altri senza rinchiudermi in gabbie nazionali, razziali, religiose o simili, questo grazie alla mia anima “senza confini” e senza dimenticarmi di essere capoverdiano mi sono nutrito della cultura italiana, e con essa mi sono sposato, arrivando a concepire un tipo di scrittura “bi-alare” che mi permetta di essere identificato sia come capoverdiano, dai capoverdiani, che come italiano, dagli italiani. Questo mi da molta libertà di espressione e mi fa sentire cittadino del mondo.
È stato difficile lasciare l’Italia, anche da “straniero”. Amo l’Italia con tutta la mia anima, allo stesso modo della mia terra, ma sono stato costretto a volare via. L’italia, culturalmente parlando, sta morendo. Non si investe più nella cultura e i mezzi di comunicazione sono sempre più spazzatura. L’Italia mi ha tolto il diritto di sognare, di fantasticare, di nutrirmi di cultura. In Spagna c’è ancora un grande fermento culturale, ci sono molte iniziative artistiche e per giovani. Non sarà difficile integrarsi in questa nuova realtà in cui vivo da qualche mese ma... qui riesco ancora a sognare e a nutrirmi di arte!
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