
di Antonella D’Arma
Intervista a Jorge Canifa Alves,
presidente di Tabanka Onlus, associazione promotrice del progetto teatrale Outsiders



L’Africa in Italia tra integrazione e cosviluppo
Verso il I Forum della diaspora africana
Roma, Palazzo della Provincia, Sala della Pace
11-12 dicembre 2009
I migranti africani in Italia sono alla ricerca di percorsi di tipo organizzativo, concettuale e politico per poter meglio esprimere le proprie capacità e guadagnare l’attenzione e il riconoscimento da parte delle istituzioni della società italiana e dei propri paesi di origine, come forza organizzata del cosviluppo. Molti sono i terreni su cui attivarsi e i passi avanti da fare, anche all’interno della stessa diaspora.
Alcune componenti qualificate della popolazione africana in Italia, accompagnate dal CeSPI, hanno avviato un percorso di incontri, riflessioni e proposte organizzato in quattro gruppi di lavoro (politico, economico, sociale-associativo e culturale), allo scopo di favorire l’emersione di strategie e programmi condivisi per la valorizzazione del ruolo della diaspora africana e per promuovere un dialogo con attori nazionali e internazionali volto a potenziarne le prospettive di azione. Tale percorso vorrebbe costituire un primo passo verso un processo più ampio di strutturazione, visibilità e consolidamento di un nuovo soggetto organizzato e altresì incisivo nella cooperazione e nella convivenza tra diverse comunità nazionali.
programma:
Venerdì 11 dicembre
9.30 | Sessione di apertura Nicola Zingaretti, Presidente della Provincia di Roma José Luis Rhi-Sausi, Direttore, CeSPI |
10.00 | Sessione introduttiva “L’Unione Africana e “La strutturazione della diaspora africana in Europa”, Ayan Abukar, African Diaspora Policy Center, Olanda “ |
10.45 | Presentazione del lavoro dei quattro gruppi tematici (politico, economico, culturale, sociale-associativo) e introduzione ai workshops, Cecile Kyenge Kashetu |
11.00 | Workshop sociale-associativo Intervengono: Didier Manga (portavoce gruppo), rappresentanti della diaspora africana, Gianfranco Cattai (Presidente Fed. ONG Focsiv), Enrico Cecchetti Dir. Comitato Tecnico Programma Fondazioni 4 Africa, Laboratorio “Migrazioni e Sviluppo”, ex-tavolo “Migranti e Cooperazione” Regione Friuli Venezia Giulia |
Workshop economico Intervengono: Haram Sidibé (portavoce gruppo), rappresentanti della diaspora africana, Marinella Loddo (ICE), Marco Marcocci (????), CNA, Legacoop, Confcooperative, Gafiart-Confartigianato, Banca della Diaspora, Banca Prossima, Camera di Commercio Italo-senegalese | |
13.00 | Pranzo |
14.30 | Workshop politico Intervengono: Cecile Kyenge Kashetu (portavoce gruppo), rappresentanti della diaspora africana, Valentina Cardinali (Fondazione Fare Futuro), Marcella Lucidi* (Fondazione Italianieuropei), Rappresentante Provincia di Modena, Massimo Luciani (Presidente AICCRE Abbruzzo) |
Workshop culturale Intervengono: Jorge Canifa Alves (portavoce gruppo), Filomeno Lopes (giornalista Radio Vaticana), Pap Khouma, Kossi Komla-Ebri, Roberto Natale (Presidente FNSI), Giampiero Forcesi (giornalista pubblicista) Afriradio, COSPE, rappresentanti e intellettuali della diaspora africana | |
16.30 | Sessione Plenaria Presentazione e discussione dei lavori dei workshops |
18.00 | Conclusioni Andrea Stocchiero, Direttore Esecutivo, CeSPI |
In questo luogo magico è andato in scena MARE BIANCO, un opera corale, scritta a più mani... sotto la regia di Dina Capozio ed Ella Catalano un gruppo di artisti iniziò un percorso simile a quello de "L'Orchestra di Piazza Vittorio" (d'altra parte il gruppo nasceva qualche anno prima dalla stessa matrice: quelli di Apollo11 che facevano capo al Piccolo Apollo dell'Istituto Galilei di via Conte Verde), un percorso durato qualche anno e che li avrebbe portati a realizzare diversi spettacoli nel cuore dell'Esquilino in un discorso di recupero del quartiere!
Tratto da "MARE BIANCO"
"Potenza della natura che ti cattura e ti scatena nel petto un impeto verso la grandezza, verso l’immensità. L’odore dell’infinito che si confonde con quello del cielo e insieme inducono l’uomo
a sottomettersi alla volontà dell’Altissimo.
Questo pensavo del mare.
E pensavo che fosse una parte di Dio, come il cielo, come il deserto, come la terra.
Pensavo che Dio si manifestasse in quegli elementi e che lì io lo avrei trovato."
di Emanuela Dutto
Ritengo importante e curioso dare spazio all’esperienza di un capoverdiano, Jorge Canifa Alves, giunto in Italia nel 1979, residente a Roma e laureato in Scienze Umanistiche – Letterature Africane di espressione portoghese, il quale parla della sua esperienza di emigrante come “percorso di mitigazione e lenta fusione di due realtà differenti. Un percorso dove si forma la nostra coscienza umana o meglio il nostro bagaglio culturale”.
Solitamente i ‘canali preferenziali’ attraverso i quali i capoverdiani sono riusciti a ritagliarsi un posto nelle nuove società ospitanti, sono state negli anni quelli musicali e gastronomici.
Ma lo stesso Jorge sostiene che “chi viene da un paese lontano, con cultura differente da quella del paese ospitante, avverte anche l’esigenza di doversi portare dietro il fardello della propria cultura, per non dimenticare, per ricordare, per sentirsi più a casa, per sentire casa propria un po’ più vicina.
Così ho avvertito con forza crescente la necessità di dover lasciare una testimonianza scritta della mia cultura di origine”.
Egli distingue innanzitutto due generazioni di “scrittori migranti”. Alla prima, appartengono stranieri che conoscono poco la lingua italiana e la nostra cultura, ma si addentrano in racconti che diventano veri e propri ‘diari’ narranti il percorso che ha portato gli autori stessi dal paese di origine alla loro avventura italiana.
C’è poi la seconda generazione di “scrittori migranti”, nella quale Jorge stesso si identifica, che è quella di coloro che sono nati, culturalmente parlando, in Italia.
“Conoscendo il mio volto, ci si attendeva qualcosa di ‘esotico’, invece una scrittura in perfetto italiano in uno stile occidentale, faceva perdere al lettore l’equilibrio nella lettura.
Secondo alcuni non esprimevo quello che ero veramente: un potenziale scrittore ‘straniero’, con un bagaglio ‘diverso’ da tutti i giovani scrittori italiani.
Dovevo tirare fuori questa ‘diversità narrativa’!
Ma credo che la diversità sia sinonimo di originalità ed è ciò che è originale che merita di essere letto perché provoca curiosità nel lettore.
Credo anche che l’intercultura non sia una via a senso unico dove io imparo e tu taci, ma una strada ‘di porto’ : io imparo da te qualcosa e ti insegno qualcos’altro e tu fai lo stesso con me.”
Con il passare del tempo, gli “scrittori migranti” vanno oltre il semplice ‘diario’; non vogliono più sentirsi stranieri nella lingua, ma solo nell’anima e diventano scrittori, prima che emigranti, per testimoniare qualcosa della vita del loro paese, per non dimenticare o per ricordare a loro stessi qualcosa che a loro appartiene, ma è lontano chilometri.
Ecco che ritorna, seppur sotto forme diverse, la figura del giovane e, nel caso di Jorge Canifa, anche dello scrittore, come ‘mediatore culturale’, non più soltanto per integrarsi in una cultura e in una società straniera, ma come ricchezza di entrambi i popoli: nati in Italia, questi italo capoverdiani, possiedono non solo una profonda conoscenza della nostra società, ma anche un’altrettanto importante conoscenza del loro paese di origine.