Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l´acqua, molti di loro PUZZANO perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l´elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali."
"Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell´Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione".
Dalla relazione dell´Ispettorato per l´Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912
inviato da Roberta Lombardi
Quando i migranti eravamo noi
"I nostri morti gettati nell'oceano"
di GIULIA VOLA
BUENOS AIRES - Loro muoiono nel Mediterraneo. Quando gli emigrati eravamo noi, morivamo nell'Atlantico. "Buttarono nell'Oceano donne, un bambino e molti vecchi, in tutto quasi venti persone. Così raccontava mio padre". Maria Dominga Ferrero vive in provincia di Cordoba, in Argentina, nella casa che suo padre comprò quando, nel 1888, arrivò alla "Merica" a bordo del 'Matteo Bruzzo'. Una casa con i muri bianchi, la cucina grande, le stanze ariose e l'orto nel retro. "In barca gli dicevano 'coma esto, gringo de mierda', mangia questo. Era pane e vermi. Vide morire di fame una donna incinta. Ma cosa poteva fare?".
2 commenti:
COME STRANIERO CHE VIVE IN ITALIA DA DIECI ANNI TI POSSO DARE RAGIONE SU TUTTE LE OSSERVAZIONI NEGATIVE E SUPERFICIALI CHE SONO FRUTTA DI UNA MENTE POCO DECOROSA, MA UNA COSA CHE NON TI CONCEDO E DI DIRE CHE LE VOSTRE DONNE CI EVITANO, QUELLO CHE EVITANO E DI FARVI SAPERE CHE "QUESTI MALEDETTI, SPORCHI, INAFFIDABILI IMMIGRATI" SONO IL LORO SOGNO PROIBITO. ( DAL SENEGAL CON AFFETTO)
Non è una relazione di oggi 2009, ma di ieri 1912... e gli immigrati indesiderati erano "gli italiani"
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