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27/12/11
Felice 2012
17/12/11
è morta la regina di Capo Verde: Cesaria Evora
La prima volta che incontrai Cisa (Cesaria Evora) era in un lontano 1996 in un concerto all'Ippodromo di Capannelle. Ero con la scrittrice Cristina Ali Farah e Sandra Silva che ci aveva introdotti nella morna capoverdiana attraverso la mitica voce di Cisa e del suo straordinario SODADE... All'epoca già lavoravo per radio B.leza (in onda ogni domenica su 88.9 dalle 14 alle 16) con Maria de Lourdes Jesus e fu lei a presentarci nel dopo concerto La Diva dai Piedi Scalzi... fu un'emozione straordinaria, grande, immensa... Cisa stava seduta ad un tavolo, stanza ma felice, parlava lentamente facendo esplodere il mio cuore... ero un fortunato... durante il concerto i miei connazionali ma anche gli italiani pendevano letteralmente dalle sue labbra e molti le avevano lanciato rose sul palco e lei tutte le teneva con lei sul tavolo. Il suo sorriso mi regalò il mondo e non dimenticherò mai quel momento in cui Cisa mi regalò Capo Verde con tutta la sua anima...
Ci saranno altri momenti in cui la incontrerò nella mia vita ma quello fu un battesimo straordinario... rimettevo piede a Capo Verde dopo quasi 20 di lontananza con soltanto il cuore.
Jorge Canifa Alves
canifa@yahoo.it
tel. 3470800958
http://it.wikipedia.org/wiki/Cesária_Évora
15/11/11
Sosia
Una volta, Valentina, mi ha guardato, ha guardato l'immagine di sfondo che aveva sul pc e mi ha detto: "caspita, sei tu!!!?" C'era questa immagine super-macio di Tarzan... beh, accanto c'era anche il cestino... però sono convinto che si riferisse al mitico Tarzan... avevamo la stessa collana, la stessa muscolatura ehm ehm, e qualcosa in più che vi invito a scoprire... ma non troppo!!!
Telespalla Bob aveva detronizzato un mito del cinema PREDATOR. Per anni Emilio mi ha chiamato Predator ... l'unico vero Predator.
Lenny Kravitz... sono stato anche nella sua pelle... sembra che le donne si innamorassero di me vedendo lui in me... poco male... mi è andata più che bene! Grazie Lenny.
Passeggiando per le trade di Roma, qualche giorno dopo la proiezione della pellicola animata "Il Principe d'Egitto", una bambina si fermò, improvvisamente, davanti a me, emozionata... "papà, è il Principe d'Egitto, vero?"... quel giorno avevo i capelli, che lunghi, si allargavano sul collo come il copricapo del faraone... un incrocio tra Mosè, il Faraone...
Ma tra tutti il sosia che preferisco è questo cuccciolo!
Il migliore rasta-amico del Jorge.
E questo sono io... devo dire che quello che più mi assomiglia è proprio il cucciolotto. A qualcuno di questi elencati piacerebbe assomigliare a me... specie il super Tarzan e l'affascinante Lenny... di qualcuno di loro, però, mi piacerebbe assomigliare nel conto bancario.
14/11/11
L'istante prima della luce
02/11/11
30/10/11
Comandante Pedro Verona Pires
Messaggio
(di Rosana Crispim Da Costa )
Si perde tempo a limitare l'emozione,
invece di vivere intensamente
ogni attimo che il cuore batte.
Lui - il cuore - soffre con tanti freni.
Vuole rompere le catene
viaggiare,
sentire della buona musica,
rilassarsi
mangiare bene,
guardare un bel film,
ricevere amici,
leggere,
essere liberamente romantico,
vedere più giustizia nel mondo,
crescere,
fare la doccia,
fare l'amore,
essere amato.
Ti lascio le chiavi
delle catene.
11/10/11
Claridade: presentazione
CLARIDADE: LA COSCIENZA ILLUMINATA DI CAPO VERDE
domenica 30 ottobre ore 18, presso Libreria Griot di Roma, via di S.Cecilia 1/A... non mancate!
06/10/11
Claridade: La coscienza illuminata di Capo Verde
Isbn versione PDF: 978-88-97363231
Genere: Saggi
Autore: Jorge Canifa Alves
Editore: Fuoco Edizioni
Pagine: 112
Anno: 2011 Novità: Condividi su Facebook
Descrizione:
Poggiato nel pieno dell’Oceano Atlantico, l’Arcipelago di Capo Verde, dieci piccole isole a due passi dalle coste africane, offre una natura incontaminata e ritmi di vita ormai da noi dimenticati. Capo Verde, da oltre cinquecento anni è un crocevia di popoli che si incontrano, si raccontano, si fondono e vivono insieme creando da questa moltitudine una propria identità originale. Disabitate prima dell’arrivo dei portoghesi nel 1460, le isole capoverdiane nei secoli successivi hanno rappresentato l’arrivo oltre che dei coloni europei, anche di schiavi africani, commercianti arabi e indiani, navigatori genovesi e mercanti ebrei. L’insieme di tutte queste tradizioni si è fuso in una nuova cultura originale: il creolo. Se fino alla seconda metà del XIX secolo l’Arcipelago ha rappresentato la base di partenza di tutto il commercio degli schiavi verso le Americhe, il venir meno di questo a partire dal 1875, gettò le Isole in un periodo di sottosviluppo economico, che in parte si è protratto sino ad oggi. A tale realtà viceversa è corrisposto un fervore intellettuale che ha visto il suo apice con la nascita della Rivista Claridade. Un piacevole approfondimento ed un interessante spunto di riflessione per posare gli occhi su una terra che non è soltanto un eden turistico, ma anche un laboratorio di sperimentazioni culturali.
Indice
Introduzione, Frammenti di storia, Contaminazioni linguistiche, Risveglio culturale del XX secolo, Presença portoghese, Modernismo brasiliano, I pre-Claridosos, L’idea Claridade, Conclusioni, Bibliografia
05/10/11
22/09/11
Aristide Pereira
Ao receber a noticia do falecimento de Sua Excelencia Aristides Pereira a nossa alma cai numa noite negra, consciente da grande perda que a sua despedida deixa em nossa terra, nos nossos corações. Com muita trsiteza, neste momento, nós nos unimos à dor da família de Sua Excelencia, dos seus amigos e de cada um de nosotros, dentro e fora das ilhas de Cabo Verde, que encontraram em sua Excelencia um marco de importância incontestável. E neste último momento queremos agradecer-lhe por tudo que ele fez por todos nós, por nossa história, para a nossa economia a nossa liberdade.
Com a sua luta deixou-nos um legado do sentido prático da sua diplomacia que foi inegável e que o levou a reunir com aliados para nossa causa em muitas nações independentes do mundo: desde os países escandinavos, ex-URSS, os Estados Unidos, Líbia, China Estados membros da NATO. Como o primeiro presidente da nossa nação foi capaz de nos levar a história dando ao país a estabilidade política e econômica impensáveis em uma reciente republica africana em aquela altura. Entre os pais da nossa Constituição, vamos lembrar dele para a reforma agrária desejada fortemente nos primeiros anos de sua presidência e que fez levantar a economia do país para reparar a economia que em aquela altura estava muito fraca. Também próximo ao mais pobres Ele fue um ponto de referência para muitos de nós imigrantes.
Sempre será uma estrela carismática, um ponto bem definido e nunca excluível das nossos corações.
Nos choraremos por um longo tempo, com devido respeito e gratidão por ter dato um corpo a nossa jovem alma caboverdiana.
Que ele descanse em paz, para sempre, sabendo que todos estamos em dívida para o que somos hoje... Obrigado Presidente Pereira.
Tabanka Onlus
21/09/11
PRAIA 2006
CONGRESSO DOS QUADROS 2006
Praia
Nel medesimo istante in cui noi aprivamo gli occhi il sole allargava le braccia per mostrarci il paradiso che si distendeva sotto di noi... La forte sensazione di essere a casa invase noi tutti e qualche lacrima solcò i cuori di noi tutti.
Spesso quando si ritorna in patria dopo tanto tempo si è consapevoli di vivere da stranieri in terra propria perché non si conosce più nessuno, e nessuno ti incontra per strada per darti il buongiorno, o offrirti un caffè... Ma questa del congresso non è una di quelle volte, nessuno di noi può sentirsi estraneo e\o straniero, perché siamo un bel gruppetto che bene o male già si conosce da tempo... Ventitre giovani capoverdiani di ritorno insieme, nella propria patria... Che straordinaria sensazione! Potrebbe essere l’inizio di un racconto fantastico, ed invece è la pura realtà!
Praia, mentre il sole ti accarezza la pelle e la gente ti scalda il cuore e ti distribuisce affetto, amicizia e... ed è così bello perdersi tra le sue strade sempre piene di sole, sempre piene di gente, sempre piene di colori, sempre piene di odori, sempre piene di Capo Verde!
Il Congresso per noi giovani è stato anche questo: conoscere la nostra capitale, passeggiando per i mercati, parlando con la gente, confrontandoci con la gioventù del posto imparando a vivere li non come stranieri ma come corpi di una stessa società attenti ai prezzi esposti e imparando a convivere con chi avrebbe potuto approfittare della nostra non conoscenza del posto per prendersi gioco di noi.
Ma il congresso è stato anche un’occasione di forte socializzazione tra i nuclei di capoverdiani residenti in varie parti del mondo e residenti in Capo Verde stessa! Se di giorno, infatti, si aprivano vaste discussioni su tematiche di varia natura ma che spesso sacrificavano l’individuo per proporre, giustamente, questioni e problematiche che coinvolgevano la massa, e vedevano protagonisti nuclei di specifiche aree di residenza; la sera si cambiava maschera e ciò che contava era l’individuo singolo, non più appartenente al gruppo degli olandesi, degli italiani, dei mozambicani, degli americani e via dicendo ma l’individuo nella sua pura e semplice capoverdianità. Così per molti aspetti i nostri incontri serali, in discoteca o a casa di amici, o per le vie di Platò, non sono stati solo occasioni di divertimento ma anche occasione per sentirci parte di uno stesso corpo, quello capoverdiano!
Dagli incontri mattutini e quelli serali-notturni ciò che, mi è parso di vedere è stato comunque un forte attaccamento dei giovani verso quella che di fatto è la nostra vera terra: Capo Verde! Nelle discoteche, infatti, le danze battevano passi caldi e intensi al ritmo di funanà, colasanjo, coladeira... al ritmo, cioè, di quelle danze che scorrono nelle vene di tutti i capoverdiani e vedere quei giovani, abituati ai ritmi occidentali, cimentarsi in ciò che ci appartiene con tanta maestria e passione ci fa ben sperare per il futuro, la nostra identità culturale, almeno per quanto riguarda le danze e la musica è viva, molto viva anche all’estero e nei nostri giovani. Ciò fa piacere all’anima!!
Negli incontri mattutini, invece, questi giovani hanno tirato fuori la voce per portare avanti problemi sociali legati al luogo in cui vivono, ma anche il forte desiderio di poter realizzare materialmente qualcosa sia per i nostri connazionali che vivono in condizioni di sopravvivenza in altri paesi esteri, sia per la nostra amata madrepatria.
E anche questo loro voler affrontare certi problemi e vedere Capo Verde, non solo come meta turistica, o semplice terra dei nostri genitori, fa ben sperare che questi giovani all’estero siano portatori di quella sana malattia chiamata amore patria che un giorno li rivedremo operare a favore della nostra terra...
Ma affinché ciò sia possibile, cioè che il giovane partecipi in un prossimo futuro attivamente alla vita del proprio paese d’origine sarà necessario che esso si senta partecipe del gioco, quello stesso gioco che ora li esclude o che li vede solo al margine!
una domanda sull'Italia
- Ilda Maria Duarte Ka ta falta.Pois mi ka ta kontcheb muito,mas ti ritengo una persona inteligente e colta.
- Fernand Didier Manga valorizzare la bellissima cultura del tuo paese. Avrai solo da scegliere in quale campo impegnarti. Sono certo che i risultati saranno lodevoli.
- Marco Medaglia Lascia perdere. E' un paese di merda. Anzi, fammi posto, che ti raggiungo!
- Renzo Salvatori al ritorno in italia? ma come: qui tutti cercano di scappare!!!
- Hipolito Soares La nostalgia ci riporta nei luoghi e momenti piacevoli del nostro passato, ma il bisogno di nuove soluzioni ai nostri problemi quotidiani ci costringe a rimanere, a nostro malgrado, dove ci troviamo, forse in migliori condizioni. Così è la vita del nostro essere emigrante.
- Mariangela Tarallo va o resta dove pensi di poter star meglio, tutto il resto viene da se'.... bjs d'sodade
12/09/11
appunti di viaggio
Ritrovo tra i file vecchi e consunti del mio pc alcuni articoli, discorsi da me scritti e/o pronunciati e, penso che, prenderà il vizio di riportarli qui nelle mie pagine come memoria personale, come storia di una comune persona. Di seguito trovate un articolo che scrissi per una rivista capoverdiana fondata tra gli altri da me nel lontano 1996. La rivista, il cui nome era PROMOCABO, ebbe vita breve ed intensa... purtroppo i miei collaboratori vedevano sola la parte economica di questa ed io lasciai la rivista che morì di lì a poco... mi piace pensare che ne sia stata l'anima.
LA TERRA DEI NAPO-VERDIANI
Domenica 18 Aprile 1997,
abbiamo riempito tre pullman di capoverdiani per andare a Napoli a presentare la nostra nuova rivista capoverdiana.
Ore 9: 00… abbiamo appena dato il consenso ad alcuni “stranieri” (italiani) di salire a bordo per un passaggio fino a Napoli, verso cui le nostre tre caravelle, le caravelle della rivista, si stanno dirigendo a vele spiegate.
Le nuvole si rabbuiano sopra di noi e sembrano voler impedire il nostro cammino, ma la nostra voglia di arrivare e l’infinita allegria che ci accompagnano non conoscono avversari e finiscono per contagiare pure il sole che non potrà fare a meno, d’ora in poi, di baciarci di tanto in tanto!
Ecco, anche il Vesuvio (già da tempo spento) ritrova energie necessarie per poter assaporare il profumo del dolce cuscus ancora caldo che viaggia insieme a noi, e allora si alza alto sulla nostra sinistra e grida a gran voce: - Napoli è qui! – E resta sospeso in aria a inebriarsi di quest’aroma che sempre caro mi fu.
Napoli… Spumeggiante come colui che viene a farci gli onori di casa: l’Avv. Giuseppe Ricciulli, Console Onorario a Napoli di Capo Verde, e come i suoi tre paggi (Barbara, Valeria e Lino) che ci accompagneranno in un interessante tour alla scoperta della bella Napoli artistica.
E come uscendo da una favola, avvolto in un gioco di veli di pioggia e d’incanto, imponente sopra le nostre teste, vien trasparendo CASTEL NUOVO…E il suo interno è tutto un continuo meravigliare che va dal marmoreo Jarace, a quello che è la bellezza di un porto antistante dove bianchi gabbiani sostano sulle sonnacchiose onde un attimo prima di voltare verso Ischia, Procida o Capri… Ed è del porto la voce che graffia i nostri cuori fino a far emergere in superficie un po’ di Sodade, quel forte richiamo nostalgico della nostra terra.
E poi verrà la mostra di altri luoghi capaci ancora d’incantarci: Piazza del Plebiscito, G. Umberto, Posillipo etc. etc... Ma ora fermiamoci un attimino e assaporiamo i frutti di questa terra: la pizza!, gentile offerta del nostro ospitale avvocato.
E già sul far della sera raccolti tutti intorno al fuoco acceso dalla rivista ci raccontiamo la nostra CAPOVERDIANITA’.
Prende la parola l’avvocato Ricciulli ( e sono sempre più convinto che quest’uomo sia pervaso da uno spirito capoverdiano) e quella sua è la storia di un nostro stimatore che sta cercando di far si che il futuro di molti giovani napo-verdiani sia migliore di quello che offre ora il presente: - Amici, compatrioti sono riuscito ad ottenere dalla regione Campania la possibilità di avere ben quindici posti per un concorso pubblico per i nostri ragazzi capoverdiani: sarà un corso di 600 ore, retribuito dalla regione; il corso sarà in tecniche del linguaggio e di computer che prevede un diploma finale e abilitazione lavorativa. Inoltre, sempre a nome della comunità, mettiamo a disposizione, a concorso, una borsa di studio vera, interessante per i giovani che vogliono iscriversi all’università: sedici milioni per quattro anni; l’unico pegno richiesto è quello di laurearsi nel tempo previsto e che il neolaureato prenda sotto suo tutorato un altro giovane e che lo segua nei suoi studi economicamente fino alla fine degli studi e quest’altro a sua volta, appena laureato ne prenda un altro… Così a catena negl’anni! Sarebbe una bella tradizione!! Sarebbe un bel modo di integrarsi in questa società!
E già integrarsi, bel problema! Come ci si può integrare nella realtà socio-economico e culturale del paese d’accoglienza senza dover rinunciare, anzi promuovendo la propria tradizione d’origine? Non è affatto facile… Chi vive tra due culture dissimili tra loro difficilmente riesce a trovare una sintesi tra le due culture, e questo perché mancano le basi per poterlo fare.
L’emigrante è impegnato nel suo sacrificio quotidiano di riuscita sua, della sua famiglia, dei suoi figli; è impegnato nel non facile compito di inserimento sociale del paese ospitante. E porta avanti tutto con umiltà, sacrificio, dolore nutrendosi di curiosità e interesse verso il paese in questione. E solamente dopo molti anni di sacrificio può dirsi libero di scegliere una propria vita personale, con i propri affetti nell’armonia della propria famiglia… E questo si verifica solo se nel frattempo ci siamo continuati a nutrire delle nostre tradizioni e ci siamo messi nella condizione di voler capire quella società che ci accoglie e di cui facciamo parte… Senza, dunque sacrificare le nostre origini, e questo è lo spirito della rivista, strumento di intercomunicazione tra noi e gli altri che ci circondano.
– Certo, – afferma l’avvocato G. Ricciulli – L’integrazione è di per sé un fatto positivo, ma culturalmente può anche essere negativo perché porta l’identità culturale, quella capoverdiana in questione, a dissolversi in quella italiana, ad esempio. Cosa bisogna fare per non perdere, allora, la propria identità culturale? Ci sono feste, musiche, incontri certo!, ma ciò vale zero se ciò rimane un qualcosa chiuso nel guscio capoverdiano. L’integrazione deve essere seguita da una fase di interscambio culturale dove è Capoverde che tratta alla pari con le altre culture del mondo e si fa conoscere per quello che vale. Alla pari senza chiudersi in difesa, ma aprendosi……
– E oggi più che mai siamo in grado di proporci alla pari con gli altri – Intervengo infine io. – Quando siamo partiti l’abbiamo fatto in sordina, nudi come vermi senza niente e nessuno che ci degnasse del minimo sguardo, con la sola volontà di RIUSCITA. E questo tanto per noi come comunità, quanto per noi della rivista e... lottando e soffrendo abbiamo vinto molte battaglie… Guardiamoci in faccia, non siamo più nudi vermi, ma bellissime crisalidi in procinto di trasformarsi in farfalle, meravigliose farfalle. Sono orgoglioso di noi come comunità, sono orgoglioso di noi come siamo riusciti anche ad integrarci in questa società italiana, sono orgoglioso di noi come rivista.
E non c’è più altro da dire se non leggere gli auguri faxati di Suor Anselma (colonna della comunità capoverdiana a Napoli), del Dott. Carlo Iaccarino (Segretario Generale del Corpo Consolare), dell’On. Antonio Bassolino (sindaco di Napoli).
Un grazie al Don Orione che ci ha ospitati e…
Un altro attimo di pausa, c’è ancora tempo per una magia da parte dell’avvocato Ricciulli: e come da un cilindro riesce a tirar fuori il primo riconoscimento per la rivista, una bellissima targa in oro.
E naturalmente non può mancare, come a Firenze, un ricco buffet e si è già pronti a levare le ancore e a riprendere il viaggio verso altri lidi, altri capoverdiani, altre straordinarie persone che si mettono a disposizione della nostre gente… Grazie Napoli!
08/09/11
babel hotel - ramona parenzan (a cura)
raffaele taddeo
infinito - 2011
pp. 189,
17 €
Nel lontano 1992 venne pubblicato il libro di Mohsen Melliti Pantanella canto lungo la strada. In quel testo lo scrittore tunisino metteva in luce il tentativo di costruire all’interno dell’ex pastificio occupato una nuova città, che avrebbe potuto costituirsi, invece della ormai vecchia Roma, a partire dal coacervo di persone di origine straniera e provenienti da tutte le parti del mondo. Nel raccontare quella situazione, romanzata, si evidenziavano problemi di convivenza, di disordine, di intervento delle forze dell’ordine, fino al tragico sgombero. Forse in Italia ci sono o sono state tante “Pantanella” meno grandi ma vivaci di esperimento. L’Hotel House di Porto Recanati è uno dei tanti “Pantanella” con qualche caratteristica diversa dalle prime esperienze di condivisione di spazi da parte di immigrati. Intanto la dimensione (dalle 2000 alle 3000 persone quello di Porto Recanati, un migliaio quelle di Roma), poi la struttura dei servizi (dalla panetteria-pasticceria, al bar, alla moschea e ai più vari punti di vendita nel maxicondominio della città marchigiana), infine la sostanziale legalità degli inquilini dell’Hotel House, si tratta di piccoli appartamenti comprati o affittati. La maggior parte degli inquilini dell’Hotel House è con permesso di soggiorno. Quello che rimane simile alla Pantanella romana è l’opposizione spazio immigrati contro la città. A Roma Pantanella era all’interno della città e non potè essere tollerata. A Porto Recanati l’Hotel House è ai margini della città e pur mal vista, osteggiata, può continuare a sopravvivere, salvo le frequenti visite delle forze dell’ordine. (vai avanti nella lettura)
10/08/11
Volver
IL RITORNO
(Carlos Gardel - traduzione di Jorge Canifa Alves)
Prevedo il frinir
delle luci che da lontano
già segnano il mio ritorno.
Son le stesse che illuminano
con i pallidi propri riflessi
profonde ore di dolore.
E benché non nutra desiderio di tornare
sempre si volge verso il primo amore.
Dalla vecchia strada dove l'eco disse:
tua è la sua vita, tuo il suo amore,
sotto lo sguardo beffardo delle stelle
che con indifferenza oggi mi vedono di ritorno.
Tornare
con la fronte corrugata
e le nevi del tempo
imbiancate le tempie, mie.
Sentire
che la vita è un soffio,
che vent'anni non son niente
che il febbrile sguardo
vagabondo tra le ombre
ti cerca e ti chiama.
Vivere
con l'anima ancorata
ad un dolce ricordo
che rimpiango ancora una volta.
Ho paura del reincontro
con il passato che ritorna
a confrontarsi con la mia vita.
Ho paura delle notti
che affollano i ricordi
e incatenano il mio sognare.
Però il viandante che fugge,
primo o poi fermerà i propri passi
e sebbene l'oblio che tutto distrugge
abbia ucciso le mie vecchie illusioni,
conservo nascosta una umile speranza
che poi è l'unica fortuna del mio cuore.
19/06/11
Preso il sole sognano la luna
04/06/11
Referendum 12-13 giugno
La politica italiana si è allontanata dalla società come mai era successo in passato. L’azione del governo è sempre più segnata dagli interessi personali del Presidente del Consiglio, da derive autoritarie, da minacce alla Costituzione
Per l'acqua pubblica. Per fermare le manovre del governo che vuole cancellare i referendum. Per cancellare, sul serio, il nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il “legittimo impedimento”. Per mettere l’Italia sulla via di uno sviluppo più sostenibile e di una democrazia più partecipata.
INFORMATI meglio:
http://www.rassegna.it
POI INFORMA GLI ALTRI!
Rocha Escribida
che puoi avere tutto quello che vuoi
perchè la vita te lo deve
e perchè tu
sei JORGE CANIFA.
02/06/11
LA ZINGARA
Di Jorge Canifa Alves
Gli zingari puzzano. Ma non è questo il problema! Il problema è che rubano, rubano di tutto: rame, ferro, le tue scarpe, i tuoi gioielli e… l’altra notte mio figlio rientrando ha trovato la casa completamente svuotata… ha visto uno di questi stronzi, l’ha inseguito per qualche metro ma poi… questi so’ veloci… mica è riuscito a prenderlo sai!!!… Minchia, ti rubano pure in casa e non te ne accorgi. Io fortuna che ero fuori in vacanza… Sono una brutta razza… rubano tutto, ce lo hanno nel sangue… rubano… e qualche volta rubano anche i bambini… Le zingare! Sì le zingare rubano anche i bambini. Li mettono sotto le loro gonne e li portano via e chissà dove se li vanno a rivendere, poi!
Mia madre ascoltava Emma con l’aria impaurita di madre che vuole proteggere i figli piccoli. Io, all’epoca, avevo sì e no nove anni e la frase “rubano i bambini” mi metteva addosso una tremenda sensazione di sottrazione della mia persona dalle cose che amavo e, come un sipario, la gonna della zingara si chiudeva intorno a me divorando ogni cosa, senza la possibilità del poterle recuperare… “rubavano”… non “rapivano” (se mi avessero rapito mia madre avrebbe potuto pagare un riscatto ed io sarei potuto tornare ai miei giochi, a scuola, alla normalità) ma proprio “rubavano”… ti sottraevano, per sempre, dal tuo universo.
Perché gli zingari rubano i bambini, mamma? E avrei voluto che lei mi avesse risposto:
Non rubano i bambini… non quelli buoni, ma solo quelli cattivi!!… No, Neanche quelli cattivi! Sono storie che gli adulti raccontano ai bambini per farli stare buoni!
Ma l’altro giorno al telegiornale hanno detto che una zingara “ha rubato” il bambino di una signora! Pure il telegiornale racconta storie ai bambini?
Forse non ai bambini… Ma… penso che la cosa sia andata diversamente. Sei grande, è giusto che tu sappia queste cose… penso sia andata così… la zingara è entrata nell’appartamento di quella signora per rubare i suoi gioielli, ma è stata scoperta… l’hanno presa e l’hanno massacrata di botte. Per giustificare le botte hanno inventato la storia del “furto di bambini”.
Perché?
Perché è più facile da giustificare il massacro di una donna per il “furto di un bambino” che per il furto di un paio di orecchini, non pensi Tesoro!!!
Invece questo discorso non si svolse mai, perché mai domandai a mia madre “perché gli zingari rubino i bambini” e forse non avrei neppure capito un tale discorso perché per i bambini le parole hanno peso solo quando sono colorate di rosso, di verde, di giallo e di tutti i colori fantastici e grotteschi o comunque facili da ricostruire nelle loro menti con immagini forti e toccanti o comunque tangibili.
La paura, che colonizzò gli occhi di mia madre quel giorno parlando con Emma, qualche giorno dopo venne a bussare alla nostra porta. Alla porta della nostra piccola casa, di un piccolo paesino in provincia di Roma… poco oltre il 1981, nel folto dell’estate…
Quella paura era vestita di nero, coperta dai piedi alla testa di stracci logori e consunti e il volto appena coperto era scheletrico e troppo bianco rispetto al vestiario, rispetto alla sua lunga gonna, rispetto al suo borsone fatto di stracci scuri… troppo bianco da sembrare la morte e da incutere veramente paura nelle fragili anime contadine di un paese di provincia.
Mia madre aprì la porta.
Alcune vicine, alle finestre, già lamentavano da un po’ la sua presenza e la seguivano con lo sguardo minaccioso e quando mia madre aprì la porta di casa, che dava subito sulla strada, cominciarono a gridare a mia madre di rientrare perché quella era una zingara e poteva rubarle tutto, portarle via i figli.
Mia madre lanciò un rapido sguardo alla zingara e semplicemente le domando: cosa vuoi?
La donna con altrettanta semplicità rispose: solo qualcosa da mangiare.
Mandala via, mandala via! Gridavano le altre donne.
La paura avrebbe dovuto assalire mia madre… ed invece, in quel preciso istante, mi accorsi dove annidava la vera paura: sui balconi dei vicini!!!
In quell’attimo mia madre, che pure era una straniera del posto e in che comunque non poteva contare sul clamore delle donne, raccolse nelle sue mani una straordinaria energia che mi sembra ancora di rivedere…
- Aspettami qua! Ti porto qualcosa da mangiare!
Intanto ordinò a me di tagliare del pane e a mia sorella di prendere una brocca con dell’acqua fresca. Lei corse in cucina e dopo una decina di minuti eccola con qualcosa di pronto per quella sconosciuta “ladra di bambini”.
La donna attese tutto il tempo seduta sui gradoni della porta e quando vide quella piccola famiglia di negri portarle da mangiare le brillarono gli occhi.
Mia madre parlò un po’ con la donna, mentre questa mangiava con calma e ringraziando quasi ad ogni boccone che mandava giù.
Le vicine erano ammutolite… Una donna, sola con tre figli piccoli e per di più straniera, aveva appena dato loro una grande lezione: aiutare chi ne ha veramente bisogno, forse anche oltre le proprie paure!
In quegli anni non è che facessimo la fame, ma la vita era dura con una sola entrata economica a sfamare quattro bocche… eppure mia madre, davanti a quella misera “ladra di bambini” non ci pensò un solo istante ad aprire il suo cuore ad una sconosciuta, ad una di quelle figure che ti obbligano a scansare senza neppure farti venire la curiosità di conoscere.
La donna finito il suo pasto ringraziò ancora mia madre e si allontanò senza che neppure una foglia secca mancasse in terra… e molti anni dopo arrivò anche la verità sul figlio di Emma e sul furto a casa da parte degli zingari: si era inventato tutto per nascondere quel vizietto che lo aveva portato a rubare in casa propria per procurarsi i soldi per una partita di cocaina… ma questo lo venni a sapere molto, molto tempo dopo.
Quel gesto altruista di mia madre lo porto ben seminato nel cuore da allora e a distanza di anni, pure qualche lacrimuccia, di tanto in tanto, lo annaffia quando ritornando sull’episodio trova la Solidarietà e la Conoscenza che giocano a briscola contro la Paura e l’Ignoranza e… sempre queste ultime vengono sconfitte.
XXXIII° ANNIVERSARIO DALL'INDIPENDENZA DI CAPO VERDE
Un libro può salvare la vita
- edgar allan poe - racconti
- Gabriel Garcia Marquez - Cent'anni di solitudine
- Isabel Allende - il piano infinito
- Luis Romano - famintos
- Michael Ende - la storia infinita
MONDO MIGRANTE
Un premio Oscar all’ umorismo americano… ma si diamo loro anche un “Tapiro d’oro”.