UNO SGUARDO CAPOVERDIANO SULLA GARBATELLA
di Francesca Vitalini
Intervista a Jorge Canifa Alves, scrittore africano, che ha reso protagonista il quartiere romano in un suo racconto di recente pubblicazione.
Sono alcuni passaggi di “Itinerari”, un racconto del libro Lo sguardo dell’altro. Antologia di scritture migranti, edito recentemente da Mangrovie.
L’autore è Jorge Canifa Alves, scrittore nato nelle isole di Capo Verde nel 1972 ed arrivato a Roma piccolissimo, al seguito della mamma, alla fine degli anni ’70. Nel corso del tempo ha arricchito la sua passione letteraria con quella teatrale e politica, portando sulle scene rappresentazioni a carattere interculturale e divenendo vice presidente della Consulta per l’immigrazione nel quinto Municipio. Attualmente, è presidente di Tabanka onlus, un’associazione che si occupa di instaurare un dialogo culturale tra Italia e Capo Verde.
Il giornale lo ha intervistato, curioso di conoscerlo.
Perché la Garbatella è la protagonista di un tuo racconto?
Ho voluto renderle omaggio! E’il primo quartiere di Roma che ho conosciuto, qui ho abitato per diverso tempo una volta arrivato in Italia e mi è rimasto dentro il suo ricordo anche quando, mesi dopo, sono andato ad abitare in provincia di Roma.
Posso dire che nei miei ricordi di bambino la Garbatella e Roma sono un tutt’uno. Crescendo ho avuto modo di rivivere il rione, ma mai in profondità finché mi sono fidanzato con una ragazza del quartiere che mi ha aiutato a scoprirne le bellezze architettoniche e la ricchezza e la magia delle sue storie, un bagaglio formidabile - talvolta tramandato solo oralmente purtroppo - per chi, come me, lavora con la fantasia. E nel racconto mi è piaciuto parlare di alcuni personaggi che qui hanno vissuto o ci sono passati, proprio come ho fatto io.
Tra questi personaggi ci sono anche dei migranti
Trovo straordinario il parallelismo tra i vecchi abitanti del quartiere e i “nuovi” migranti, ossia quelli che giornalmente arrivano in Italia. Condividono le stesse esperienze: sono persone che hanno abbandonato qualcosa di caro o il paese di origine per andare a vivere in zone che non conoscono, spesso periferiche, prive di servizi e dove più facilmente esplodono problematiche sociali, con un unico obiettivo, migliorare la condizione di se stessi e degli altri. La popolazione di Garbatella è riuscita a costruire la Roma dei primi del ‘900, mi auguro che anche i nuovi migranti sappiamo far crescere la Roma di oggi.
Nel tuo racconto c’è anche un forte interesse per i personaggi femminili
Si, i personaggi femminili fanno parte della mio interesse letterario. Quando ho iniziato a scrivere ho trovato come modelli privilegiati mia madre e le mie sorelle ed un racconto incentrato su mia madre – La casa di acqua – ha vinto un premio al concorso sulla letteratura migrante EKS & TRA. Mi piace parlare della realtà femminile, quindi, perché sono vissuto in questa realtà.
Inoltre, nel racconto parlo di Beatrice Cenci, un personaggio che in varie forme mi ha accompagnato finora, affascinandomi.
Un tema trattato è il rapporto tra Garbatella e Capo Verde. Da cosa nasce questo parallelismo?
Ho voluto contrapporre la frenesia alla coltivazione dei rapporti umani. Penso che a Garbatella, differentemente da quanto capita negli altri quartieri di Roma, il tessuto sociale è molto vivo e non si ha difficoltà a fermarsi per strada per scambiarsi un “Buongiorno” o un “Come stai?” o a conoscere chi vive nel proprio palazzo.
Questo rapporto tra le persone lo ho vissuto tanto tempo fa a Capo Verde, dove è importante scambiare due chiacchiere con le persone.
Il racconto tratta anche altri temi che non vogliamo svelare, ma dove è possibile trovare l’antologia?
In alcune librerie e per una lista è possibile consultare il sito della casa editrice che è http://www.mangrovie.net/; nel quartiere, invece, si può trovarlo da Enzo, l’edicolante della Regione Lazio. Si può anche consultare il mio sito che è www.canifa.blogspot.com
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