Uno stormo di uccelli, che la grande tempesta della vita aveva portato lontano dai propri confini, non ritrovando più la via del ritorno aveva deciso di fermarsi in una terra straniera.
Lo stormo in realtà era formato quasi esclusivamente da rondini abituate al lavoro, alla fatica e al sacrificio, come del resto lo sono tutti i più grandi uccelli migratori!
Ma il paese in cui si erano venuti a trovare stava attraversando il suo inverno.
Ora si sa che le rondini sono uccelli di sole e non di gelo, per cui ci si aspetterà che riprendano il volo per altri lidi più miti!
Non avete considerato una cosa!
Avevano già affrontato un lungo viaggio per cui al momento erano stremate davvero.
Rimasero in quel paese con tutta la fatica, il peso, la sofferenza che ciò poteva loro comportare.
L’inverno fu più rigido e lungo del previsto, ma le rondini seppero organizzarsi e affrontare tutte le intemperie climatiche e ambientali.
Tra gli altri uccelli dello stormo vi erano un condor e un aquila, e anche loro inizialmente soffrendo come le rondini riuscirono, con l’aiuto delle rondini stesse, a superare le maggiori difficoltà di quell’inverno.
In primavera, quando la vita rinasce e sono ormai davvero poche le nuvole che si vedono pascolare nell’immenso campo azzurro seminato sempre più a spighe di sole, le rondini il condor e l’aquila si ritrovarono alleate a ricostruire i passi della loro storia.
- E’ necessario ricostruire i nidi distrutti dal vento dell’inverno. - Sostenevano le buone rondini. - E inoltre è necessario che i nuovi nati si sentano parte di questo stormo, così unito, così lontano dalla casa dei nostri avi.
- E’ vero! E questo affinché un giorno, nel voler ritrovare la rotta della Terra Madre, non si vengano a trovare persi e senza identità. – Disse saggiamente l’aquila.
Il condor ammirando la saggezza dell’aquila aggiunse con identica virtù:
- Non basta! Nel frattanto che staremo in questa terra non nostra dobbiamo dare cento volte il meglio di noi stessi per poter, agli occhi di chi in questi posti vi abita da sempre, non essere considerati parassiti senza dignità.
Tutti questi discorsi misero una gran voglia di volare addosso a molti e quei molti si slanciarono per il cielo azzurro.
La primavera fu tutto un ricostruire di sogni naufragati e un rieducare i giovani al volo di lungo corso che forse un giorno avrebbe loro portato a vedere i lidi della Terra Madre.
Tutti lavoravano felice per la stessa causa.
Non era difficile vedere il condor, o l’aquila aiutare le rondini per la costruzione di un nido, o le rondini nutrire i due rapaci con i loro frutti quando questi tornavano a pancia vuota, dalla caccia, per diversi motivi naturali e non.
Un clima veramente idilliaco!
Ma come tutte le cose belle, anche questa situazione non era destinata a sopravvivere a lungo, ahimè!!
Estate.
L’estate portò aria di tempesta.
Successe in un mattino di luglio mentre, amichevolmente, il condor e l’aquila parlavano di apportare dei miglioramenti all’interno dello stormo.
Stormo che nel frattempo era cresciuto, e anche di un gran tanto, e …
- Siamo cresciuti, in ogni senso! – Affermava il condor – Ora è necessario che gli altri si accorgano della nostra esistenza. Dobbiamo formare un corpo e allearci con gli altri rapaci.
L’aquila storse un po’ il becco.
- E’ vero, ma noi siamo già un corpo unito.
- Ma per gli altri noi non contiamo niente, mio caro! Siamo un branco come tanti, per molti. E ciò non è bene.
- Hai ragione, amico, ora ho capito e volo ad informare della cosa il resto dello stormo.
- No, no, no, no!! Non hai capito niente! Perché informare gli altri? Possiamo fare ed essere tutto noi… Le rondini sanno solo costruire nidi e allevare i loro figli. Noi, invece, siamo quelli che hanno cervello. Cerchiamo di …
- Nossignore, non possiamo dimenticare ciò che le rondini hanno fatto per noi…
- E quello che abbiamo fatto noi per loro?
- Se siamo ancora vivi lo dobbiamo alle rondini non certo agli altri rapaci. Non te lo posso permettere, ma non per me quanto per quelle povere rondini che verrebbero escluse da tutto e si troverebbero più perse di quando sono arrivate qui!
E il condor e l’aquila passarono l’intera estate, nemici a discutere di argomenti siffatti trascurando entrambi le rondini e i doveri da svolgere all’interno dello stormo.
Le rondini nel frattempo si preparavano all’autunno ormai alle porte.
Il condor, sempre più convinto delle sue idee, si era fatto eleggere re dallo stormo per poterle tutelare (da cosa non era dato saperlo).
L’aquila continuava ad alzare la voce e ad essere convinto che le rondini non dovessero essere escluse da certi tornaconti del condor.
L’aquila e il condor, impegnati com’erano a sbranarsi tra loro, non si accorsero affatto che l’autunno era alle porte.
Quando arrivò l’autunno ormai il condor aveva perfezionato il suo potere e le sue alleanze.
L’aquila, che non era scema, aveva anche lei trovato alleati con altri uccelli del loro stesso stormo.
Le rondini, faticosamente, si preparavano all’inverno e sempre più sole e trascurate dal loro re e dal loro garante di giustizia.
I giochi di alleanze erano fatti, ora era questione di decidere chi fosse il più forte tra i due.
E si venne allo scontro.
Era un mattino pieno di sole, ma freddo.
I due rapaci e i loro alleati si dettero battaglia, senza esclusione di colpi, nell’alto dei cieli; mentre le rondini, che erano sempre state uno stormo pacifico, presero la grande decisione di lasciare quella terra capace di generare così tanto odio all’interno di quello che era l’emblema di un paradiso senza scontri.
Improvvisamente, gli alleati di entrambi, non trovando motivo di tanto combattere, abbandonarono i due al loro stesso odio.
I due rapaci tant’erano impegnati a darsi battaglia non solo non si accorsero di essere rimasti senza alleati, ma neppure del fatto che le rondini se ne fossero andate via.
Quando molto tempo dopo se ne accorsero trovarono in ciò ulteriore motivo di scontro perché ognuno di loro era convinto che se ne fossero andate per colpa dell’altro.
Quindi non solo non fecero niente per farle tornare ma impegnati com’erano a darsi battaglia non si accorsero neppure dell’arrivo dell’inverno.
Scarseggiò la selvaggina.
E a primavera quando le rondini tornarono in quella terra trovarono due corpi consumati dalla fame che si beccavano ancora nonostante fossero privi di vita.
La morale trovatela voi!
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Un premio Oscar all’ umorismo americano… ma si diamo loro anche un “Tapiro d’oro”.
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