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26/03/13

Intervista di Maria de Lourdes Jesus all'autore del testo teatrale “Gli affamati”

Intervista di Maria de Lourdes Jesus a Jorge Canifa Alves autore del testo teatrale “Gli affamati”




Come nasce “Gli affamati”?

  • Da un'idea di portare in scena un periodo storico di Capo Verde, un periodo di cui non si parla per vergogna, o per quella censura storica salazariana che continua a vivere nelle menti dei più. Poi, parlandoci chiaro, è sempre difficile parlare delle proprie miserie. Però ero cosciente anche del fatto che i giovani della seconda generazione dovessero riprendersi ciò che apparteneva ai genitori: la storia non sempre trasmessa. Era un loro diritto. Presi spunto da due storie: “Famintos”, di Luis Romano e “Le ombre della Luna” che avevo scritto qualche anno. Il testo finale cerca di andare oltre: propone una visione anche moderna e mondiale del problema "fame". Nel finale smette di essere un problema di un paese e di un epoca e diventa materiale attuale e senza confini.

Chi sono i personaggi de “Gli affamati”
  • Gli affamati è un opera corale. Non gira intorno ad un unico personaggio, bensì intorno ad un gruppo, ad una massa che narra insieme la propria storia mentre attendono la speranza a ridosso di un porto. Il porto muove le corde dei personaggi e li sposta ora a destra ora a sinistra, ove cioè si possa sentire odore di cibo. Alcuni pensando di intravedere un mercantile pieno di sacchi di farina si buttano in mare, trovando, poi, non la nave ma la morte; altri narrano episodi di dissenteria e di morte tra i bambini; altri di uomini e donne che finiscono per diventare pazzi a causa della fame. In questi racconti si inseriscono alcuni personaggi chiave: un immigrato italiano che non sa più come consolare suo figlio; un vecchio maestro e sua moglie che iniziano accusando la seconda guerra mondiale di quella loro catastrofe e finiscono per diventare pazzi; una ragazza che ci crede fino in fondo alla soluzione del problema ma pagherà lei il conto finale per tutti. In tutto questo, a ridosso della scena, due strane figure giocano ad Uril, un gioco africano del "mangiapedine".

Come si sviluppa la trama
  • Trama: centinaia di affamati sono a ridosso di un porto in attesa da giorni dell’arrivo di un mercantile. Alcuni uomini raccontano, stremati dalla fame, dei morti e della mancanza di acqua che sta decimando la popolazione. Da questo gruppetto si stacca il più affamato e si dirige verso un tavolo apparecchiato con ogni bendidio... Solo lui riesce a vedere tanto cibo, lui e una donna grassa che siede al tavolo. La donna è la fame e invita il giovane, che incarna la Speranza, a sedersi con lei e a mangiare. Il giovane nonostante stia morendo di fame pensa anche agli altri e chiede alla Fame di dare a tutti un piccolo aiuto. La Fame lo deride e gli ricorda che ognuno segue il proprio destino, ciò nonostante il giovane potrà salvare la popolazione intera se riuscirà a vincere una partita di Uril contro di lei, La fame. Inizia così la partita tra la Fame e la Speranza.

  • Intanto le storie di alcuni si intrecciano. Un italiano, immigrato a Capo Verde, condivide con gli isolani la triste storia di questa carestia. Racconta al proprio figlioletto che le cose si sono messe molto male per loro e che dovranno vendere anche l'ultima capretta alla quale è affezionato il bambino. Poi, amaramente, va con gli altri pescatori a cercare qualcosa dal mare. Mentre è sulla riva con il furgoncino riceve "il segnale" che dal mare non arriveranno pesci quel giorno. Quindi anche lui decide di andare al porto dagli altri affamati e là sperare nell'arrivo del mercantile che continua a tardare. Anche il motore del suo furgoncino lo abbandona e così dovrà fare il percorso, come tutti, a piedi.

  • Intanto nella casa di un vecchio maestro, questi, parla con la propria moglie della seconda guerra mondiale, di armi che impediscono l'arrivo dei rifornimenti alimentari e della pazzia dei signori belligeranti. La pazzia però sta entrando anche in quella casa, prima è sua moglie, poi entra in casa un pipistrello che diventa una strega agli occhi del vecchio che comincia ad inseguirla per tutta casa cercando di ucciderla.

  • Al porto continuano a raccontarsi storie di gente che si vende tutto, e inevitabilmente la morte poi le sorprende; di storie di bambini che giocano ignari della causa di tutto ciò, giocano a catturare un geco finendo per trovare cinque centesimi con i quali progettano di volare in America per non morire di fame, ma la realtà è quella che vede un padre strappare quella monetina dalle mani del figlio per poter sopravvivere in quel momento. Mentre si raccontano storie, qualcuno grida alla vista del mercantile. Tutti quelli che possono camminare si animano e passando anche sopra ai più sfortunati cominciano a tuffarsi in mare per poter raggiungere prima di tutti quell'ancora di salvezza che... che si dimostrerà un'illusione collettiva, ma quando se ne accorgono è troppo tardi, non ci sono le forze per tornare indietro e molti muoiono affogati. Tra questi affamati del porto c'è Samira, la figlia del vecchio maestro che come tutti è in attesa della speranza.

  • La Fame si prende gioco della Speranza e gli grida in faccia che moriranno tutti. La Speranza non può vincere.

  • Il pipistrello, capito che non è aria, vola via dalla stanza e il vecchio, oramai dentro la totale pazzia, lo insegue con un coltellaccio. Nel frattempo sta passando da quelle parti l'Italiano che è costretto a scappare minacciato, anche lui dal vecchio maestro. Arrivato al porto riconosce Samira e le racconta della pazzia del vecchio, la ragazza decide di correre in soccorso dei genitori... Le voci, corrono più veloci di lei, ma in modo distorto, si arriva a capire che la ragazza sta andando verso la fattoria di quei vecchi che sembra essere pieno di ogni bene di dio. Una massa di affamati si mette a seguire la ragazza, a sua insaputa.

  • Il pipistrello è riuscito a volare lontano, ma sulla sua strada incontra un affamato che lo afferra e lo divora crudo. Altri affamati intravedono la fattoria, e iniziano la corsa verso l’improbabile pasto. Superano Samira e invadono la proprietà del vecchio maestro e qui fanno razzia di tutto.

  • Il vecchio, vedendo la sua proprietà invasa da quei demoni e streghe comincia a menare colpi a destra e a sinistra mentre tutto intorno è caos e fuoco. Il vecchio si imbatte improvvisamente nella regina delle streghe e comincia a percuoterla con tutte le sue forze fino a lasciarla senza vita. Le streghe per morire devono bruciare. Il vecchio prende un ramo ardente e sta per dare fuoco alla strega mentre tutti gli affamati, preso tutto quello che hanno trovato si stanno allontanando... sta per dare fuoco alla strega, quando si accorge che quella è sua figlia. La vecchia strilla di bruciare la strega, il vecchio si ravvede dell'errore, sa che la sua anima è dannata. Prende tra le braccia la figlia senza vita e si dirige verso un dirupo poco distante, dove troverà la morte anche lui.

  • La Fame ride, la Speranza ha perso la partita. Questi prima di seguire la Fame verso la morte, ricorda che lui ha fallito, ma tutti gli uomini hanno fallito la missione perchè chi vuole non può con i propri mezzi e chi può non vuole.

Qual'è il messaggio che hai voluto trasmettere con questo spettacolo?
  •  Penso che il messaggio possa essere racchiuso dalla frase finale che lascia la Speranza prima di seguire la Fame: 
  • "Moriranno tutti di fame perché io non ho saputo fare niente per salvarli… Ho perso… Ho perso perché gli uomini hanno perso… tutti hanno perso! Quelli che potendo sfamare una bocca non lo fanno perché stanno troppo comodi nelle loro poltrone per occuparsi delle disgrazie altrui! Quelli che potendo sfamare un’innocente creatura non lo fanno perché è più dignitoso ricoprire d’oro la propria tomba! Quelli che volendo sfamare uno sguardo supplichevole non possono farlo perché qualcun altro che potrebbe gli ha già tagliato i fondi! Quelli che volendo asciugare le lacrime di tanta sofferenza asciugano con questa anche l’ultima speranza… Com’è strano il mondo: c’è chi vuole non potendo e c’è chi potendo non vuole… Quanta disgrazia, quanta sofferenza, quanto menefreghismo, quanta ignoranza… Siamo qui tutti per un solo istante, o sbaglio!?"

Chi sono secondo te gli affamati di oggi?
  • Gli affamati di oggi? Gli invisibili, quello che i mass-media nascondono ai nostri occhi, esattamente come il fascismo portoghese nascose gli affamati capoverdiani al mondo, ai suoi tempi.

A chi hai voluto rivolgerti quando hai pensato a questa piece teatrale?
  • Ho pensato di rivolgermi ai giovani capoverdiani affinché conoscano la loro storia; ma è anche un richiamo per l'umanità intera, affinché chi abbia occhi per guardare non finga che tante brutte realtà non esistano o che esistano soltanto lontano da noi!

Cosa pensi che si dovrebbe fare per eliminare la fame nel mondo?
  • Sensibilizzare le coscienze giovanili, arrivare nelle scuole con programmi che parlino del mondo e dei suoi problemi alimentari, facendo partecipi i più giovani del loro futuro. Mettere in atto programmi che si basino non sul rendiconto economico di pochi, ma che coinvolgano allo stesso modo tutti i beneficiari.

11/03/13

CONGRESSO DOS QUADROS 2002

CONGRESSO DOS QUADROS 2002

Roma 28 aprile 2002


Nel medesimo istante in cui noi aprivamo gli occhi il sole allargava le braccia per mostrarci il paradiso che si distendeva sotto di noi... La forte sensazione di essere a casa invase noi tutti e qualche lacrima solcò i cuori di noi tutti.
Spesso quando si ritorna in patria dopo tanto tempo si è consapevoli di vivere da stranieri in terra propria perché non si conosce più nessuno, e nessuno ti incontra per strada per darti il buongiorno, o offrirti un caffè... Ma questa del congresso non è una di quelle volte, nessuno di noi può sentirsi estraneo e\o straniero, perché siamo un bel gruppetto che bene o male già si conosce da tempo... Ventitre giovani capoverdiani di ritorno insieme, nella propria patria... Che straordinaria sensazione! Potrebbe essere l’inizio di un racconto fantastico, ed invece è la pura realtà!
Praia, mentre il sole ti accarezza la pelle e la gente ti scalda il cuore e ti distribuisce affetto, amicizia e... ed è così bello perdersi tra le sue strade sempre piene di sole, sempre piene di gente, sempre piene di colori, sempre piene di odori, sempre piene di Capo Verde!
Il Congresso per noi giovani è stato anche questo: conoscere la nostra capitale, passeggiando per i mercati, parlando con la gente, confrontandoci con la gioventù del posto imparando a vivere li non come stranieri ma come corpi di una stessa società attenti ai prezzi esposti e imparando a convivere con chi avrebbe potuto approfittare della nostra non conoscenza del posto per prendersi gioco di noi.
Ma il congresso è stato anche un’occasione di forte socializzazione tra i nuclei di capoverdiani residenti in varie parti del mondo e residenti in Capo Verde stessa! Se di giorno, infatti, si aprivano vaste discussioni su tematiche di varia natura ma che spesso sacrificavano l’individuo per proporre, giustamente, questioni e problematiche che coinvolgevano la massa, e vedevano protagonisti nuclei di specifiche aree di residenza; la sera si cambiava maschera e ciò che contava era l’individuo singolo, non più appartenente al gruppo degli olandesi, degli italiani, dei mozambicani, degli americani e via dicendo ma l’individuo nella sua pura e semplice capoverdianità. Così per molti aspetti i nostri incontri serali, in discoteca o a casa di amici, o per le vie di Platò, non sono stati solo occasioni di divertimento ma anche occasione per sentirci parte di uno stesso corpo, quello capoverdiano!
Dagli incontri mattutini e quelli serali-notturni ciò che, mi è parso di vedere è stato comunque un forte attaccamento dei giovani verso quella che di fatto è la nostra vera terra: Capo Verde! Nelle discoteche, infatti, le danze battevano passi caldi e intensi al ritmo di funanà, colasanjo, coladeira... al ritmo, cioè, di quelle danze che scorrono nelle vene di tutti i capoverdiani e vedere quei giovani, abituati ai ritmi occidentali, cimentarsi in ciò che ci appartiene con tanta maestria e passione ci fa ben sperare per il futuro, la nostra identità culturale, almeno per quanto riguarda le danze e la musica è viva, molto viva anche all’estero e nei nostri giovani. Ciò fa piacere all’anima!!
Negli incontri mattutini, invece, questi giovani hanno tirato fuori la voce per portare avanti problemi sociali legati al luogo in cui vivono, ma anche il forte desiderio di poter realizzare materialmente qualcosa sia per i nostri connazionali che vivono in condizioni di sopravvivenza in altri paesi esteri, sia per la nostra amata madrepatria.
E anche questo loro voler affrontare certi problemi e vedere Capo Verde, non solo come meta turistica, o semplice terra dei nostri genitori, fa ben sperare che questi giovani all’estero siano portatori di quella sana malattia chiamata amor_patrio e che un giorno li si possa rivedere operare a favore della nostra terra...
Ma affinchè ciò sia possibile, cioè che il giovane partecipi in un prossimo futuro attivamente alla vita del proprio paese d’origine sarà necessario che esso si senta partecipe del gioco, quello stesso gioco che ora li esclude o che li vede solo al margine!

Jorge Canifa Alves

04/03/13

Alla ricerca di un nuovo lavoro

Questa mattina facendo il solito giro per le agenzie di lavoro di Roma ho avuto il piacere di incontrarvi degli illustri personaggi in cerca di lavoro. Sulla porta d'ingresso c'era ZEMAN, ex allenatore della Roma, che fumando tre sigarette classiche e due sigarette elettroniche contemporaneamente, diceva tra sè e sè: 
    -Se hanno fatto fori il tedesco dal vaticano, figurati se non facevano fori il boemo da Trigoria! Venduti, sono tutti dei venduti! Ma mo me trovo un'altra panchina e ve la canto a tutti!
      Io mi sono stretto nelle spalle e sono entrato nell'agenzia... qui c'era DI PIETRO in ginocchio davanti alla scrivania di un agente e implorava: 
   -Vi prego, vi scongiuro... Ce so arremasctu solo dendre a scte Italia. Dat-m nu lavur! Vi Prego, Vi scongiuro! 
     RATZINGER se la ridacchiava, e sottovoce diceva a FINI: 
   - Sono sicuren che non lo prenden, eheheheh!
    FINI, non lo ascoltava poiché era preso nei suoi pensieri d'amore verso DI PIETRO e scuotendo la testa a mala pena balbettava: 
   - A Tonì, che brutta fine c'hai fatto.. io quarche speranza cell'ho, ma tu, ma che vo' fa'? 
   CASINI in stile Psycho-Gollum fissava il vuoto e ogni tanto ritornava tra i vivi e sembrava litigare con sè stesso: 
   - Io non farò la sua fine, vero? Zitto, e fai come lui se vuoi un posto di lavoro!!!!
    Io, qui, ho sorriso pensando che qualcosa in Italia stava cambiando... i vecchi lasciavano le poltrone! 
Soddisfatto, me ne sono andato, per oggi non cerco lavoro... cerco un'Italia migliore? Sicuramente, un'Italia diversa!!!

XXXIII° ANNIVERSARIO DALL'INDIPENDENZA DI CAPO VERDE

XXXIII° ANNIVERSARIO DALL'INDIPENDENZA DI CAPO VERDE
J. Canifa Alves, l'On.le M. Monteiro, l'On.le Frias, l'On.le Sousa, rappresentante Caritas F. Pittau

Un libro può salvare la vita

  • edgar allan poe - racconti
  • Gabriel Garcia Marquez - Cent'anni di solitudine
  • Isabel Allende - il piano infinito
  • Luis Romano - famintos
  • Michael Ende - la storia infinita

MONDO MIGRANTE

Los Angeles – Charlize Theron è diventata cittadina americana. Ad annunciarlo la stessa attrice durante il David Letterman Show: “ho sempre desiderato essere cittadina americana, ma loro non volevano accettarmi… Ho dovuto studiare. Inoltre era difficile non pensare a qualche trucco all’esame, come quando a me, di madrelingua inglese e sudafricana, è stato dato un foglio e mi è stato chiesto di scrivere correttamente la frase: è una giornata di sole”.

Un premio Oscar all’ umorismo americano… ma si diamo loro anche un “Tapiro d’oro”.

Le rivoluzioni non necessariamente rappresentano delle soluzioni... sicuramente ti danno linfa vitale!

RAIZ-LONGE

RAIZ-LONGE
dietro: Benny Hopffer Almada, Giovanni Mone, Alfredo Pierantozzi; al centro: Marta Poretti, Viviana Alves, Jorge Canifa Alves, Cateline Hopffer Almada, Lorena Salvatori, Walter do Rosario; in basso: Hamdi Dahir, Linda Evora, Aderico Brito.