Kebab: il successo della “carne arrostita” verticalmente
Ecco, partiamo dalla fine, dalla parte esterna e procediamo poi verso l’interno della questione. Una questione di gola, certo!, ma di cui vale la pena parlare sempre perché è il cibo che in qualche modo unisce e contemporaneamente divide tutti gli esseri umani. Unisce, ad esempio nel modo di procacciarselo, unisce nel tempo dedicato alla preparazione del pasto… ma divide anche dai condimenti alla maniera di cuocere, preparare ciò che poi andrà a deliziare il nostro palato. C’è anche da dire che la necessità di “doversi nutrire” è causa non solo di grandi discussioni ma di grandi conflitti mondiali… meditiamo, assaporando il discorso! Ci guardiamo negli occhi io, Gabriele Malerba e Imane Barmaki e scoppiamo a ridere davanti a quest’ultimo pensiero che uscendo contemporaneamente dalle nostre bocche ci unisce nella nostra diversità nazionale. Io capoverdiano, Gabriele italiano, Imane marocchina… tre amici… ci ritroviamo in una pausa lavoro ad addentare il rispettivo panino di plastica da fast food. Non sappiamo cosa stiamo ingoiando però ci piacerebbe mangiare altro in quel preciso istante. A me ad esempio non dispiacerebbe un buon piatto di cachupa di carne. Gabriele non sa di cosa io stai parlando, in ogni caso un buon piatto di bucatini all’amatriciana ci starebbe tutto. Imane sogna a voce alta “A quest’ora un kebab sarebbe il massimo” e forse sogna di addentarlo perché sorride mentre l’odore invisibile ha invaso le nostre menti e ci porta dentro l’argomento “kebab”, il cilindro dal magico sapore che cuoce lentamente dall’esterno verso l’interno in uno spiedo verticale.
“In questo modo i grassi che si sciolgono e i condimenti tendono a scivolare lungo il cilindro donando sapore e gusto a tutta la carne”, grazie Imane! Certo può essere servita anche al piatto, ma la nostra amica preferisce il panino dove può aggiungere tutte le verdure che vuole e le salse piccanti e… e sì, anche le patatine fritte! Il nostro ragionare si ferma ancora su di un punto comune: la rapida e straordinaria diffusione di questo alimento nel “nostro” paese, l’Italia. In meno di cinque anni il Kebab è entrato nella vita quotidiana degli italiani offrendo una valida alternativa al panino prosciutto e mozzarella, alla pizza, cioè al pasto veloce, al pasto consumato in piedi, camminando, correndo al lavoro. Ecco, sì il suo successo è dato da questo: praticità di consumo, gusto ma bisogna dire che la pietanza ha preso piede anche grazie alla sua economicità… con meno di cinque euro hai un pasto completo, carne (che può essere di montone, agnello, manzo, vitella, pollo, tacchino, maiale o miscele di queste e… di pesce) e verdure. Economico, certo sostiene Imane, ma: “In Marocco, non esiste che ti fermi al primo prezzo! Anche nel caso del kebab si contrattare”.
Ottimo suggerimento, in questi tempi di crisi, per poter consumare a poco uno delle pietanze più semplici e saporite del bacino mediterraneo, il kebab (anche indicato come kabab, kebap, shawerma, shawarma, gyros...).
Tagliando il discorso, lentamente, dall’esterno verso l’interno siamo arrivati alla fine di queste righe e qui mi fermo e vi auguro
BUON APPETITO!!!
Ecco, partiamo dalla fine, dalla parte esterna e procediamo poi verso l’interno della questione. Una questione di gola, certo!, ma di cui vale la pena parlare sempre perché è il cibo che in qualche modo unisce e contemporaneamente divide tutti gli esseri umani. Unisce, ad esempio nel modo di procacciarselo, unisce nel tempo dedicato alla preparazione del pasto… ma divide anche dai condimenti alla maniera di cuocere, preparare ciò che poi andrà a deliziare il nostro palato. C’è anche da dire che la necessità di “doversi nutrire” è causa non solo di grandi discussioni ma di grandi conflitti mondiali… meditiamo, assaporando il discorso! Ci guardiamo negli occhi io, Gabriele Malerba e Imane Barmaki e scoppiamo a ridere davanti a quest’ultimo pensiero che uscendo contemporaneamente dalle nostre bocche ci unisce nella nostra diversità nazionale. Io capoverdiano, Gabriele italiano, Imane marocchina… tre amici… ci ritroviamo in una pausa lavoro ad addentare il rispettivo panino di plastica da fast food. Non sappiamo cosa stiamo ingoiando però ci piacerebbe mangiare altro in quel preciso istante. A me ad esempio non dispiacerebbe un buon piatto di cachupa di carne. Gabriele non sa di cosa io stai parlando, in ogni caso un buon piatto di bucatini all’amatriciana ci starebbe tutto. Imane sogna a voce alta “A quest’ora un kebab sarebbe il massimo” e forse sogna di addentarlo perché sorride mentre l’odore invisibile ha invaso le nostre menti e ci porta dentro l’argomento “kebab”, il cilindro dal magico sapore che cuoce lentamente dall’esterno verso l’interno in uno spiedo verticale.
“In questo modo i grassi che si sciolgono e i condimenti tendono a scivolare lungo il cilindro donando sapore e gusto a tutta la carne”, grazie Imane! Certo può essere servita anche al piatto, ma la nostra amica preferisce il panino dove può aggiungere tutte le verdure che vuole e le salse piccanti e… e sì, anche le patatine fritte! Il nostro ragionare si ferma ancora su di un punto comune: la rapida e straordinaria diffusione di questo alimento nel “nostro” paese, l’Italia. In meno di cinque anni il Kebab è entrato nella vita quotidiana degli italiani offrendo una valida alternativa al panino prosciutto e mozzarella, alla pizza, cioè al pasto veloce, al pasto consumato in piedi, camminando, correndo al lavoro. Ecco, sì il suo successo è dato da questo: praticità di consumo, gusto ma bisogna dire che la pietanza ha preso piede anche grazie alla sua economicità… con meno di cinque euro hai un pasto completo, carne (che può essere di montone, agnello, manzo, vitella, pollo, tacchino, maiale o miscele di queste e… di pesce) e verdure. Economico, certo sostiene Imane, ma: “In Marocco, non esiste che ti fermi al primo prezzo! Anche nel caso del kebab si contrattare”.
Ottimo suggerimento, in questi tempi di crisi, per poter consumare a poco uno delle pietanze più semplici e saporite del bacino mediterraneo, il kebab (anche indicato come kabab, kebap, shawerma, shawarma, gyros...).
Tagliando il discorso, lentamente, dall’esterno verso l’interno siamo arrivati alla fine di queste righe e qui mi fermo e vi auguro
BUON APPETITO!!!
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