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03/11/07

Libro

PRESENTAZIONE DEL LIBRO

Sono onorata, ma soprattutto particolarmente felice, di scrivere la presentazione al libro di Jorge Canifa Alves, il primo libro pubblicato in Italia realizzato da un esponente della seconda generazione della nostra comunità capoverdiana.
Sono sicura che posso ora e qui complimentarmi con Jorge anche a nome dell'intera comunità capoverdiana, che sarà fiera di questo suo figlio. E mi sembra che possa essere anche di buon augurio per questo 2005, che entra nel segno della speranza per migliaia di giovani capoverdiani ed italocapoverdiani, per molti genitori e per tutta la nostra comunità.
Mi sento in qualche modo parte di questo libro da noi tanto atteso, poiché ho seguito Jorge sempre con grande interesse. Ogni volta ho molte aspettative rispetto ai suoi progetti che puntualmente realizza all'interno della nostra comunità, soprattutto con i ragazzi della sua generazione, che da un po' di anni costituiscono il centro di attenzione sia delle nostre Associazioni in Italia che della diaspora capoverdiana nel mondo.
La preoccupazione per questa generazione è tale da portare il Congresso dei Quadri Capoverdiani della Diaspora, che si organizza ogni 4 anno a Capo Verde, a dedicare il III Congresso dell'anno scorso interamente a questa seconda generazione.
La mia amicizia con Jorge è nata grazie alla sua passione per la scrittura: eravamo nel 1997, a Rimini, dove da alcuni anni presentavo il premio letterario per gli immigrati organizzato dall'Associazione culturale EKS & TRA. Quell'anno, con mia gioia e grande sorpresa, scopro che uno dei premiati è un ragazzo di Capo Verde. Potete immaginare quale sia stata la mia gioia, accompagnata da una fierezza incontrollabile, che mi ha travolta nel momento di annunciare il suo nome: Jorge Canifa Alves.
Aveva vinto il premio di prosa con il racconto "La casa d'acqua", proprio uno dei racconti contenuto nel libro che avete in mano. Da allora è nata questa amicizia con Jorge, che si è poi consolidata nel tempo attraverso una serie di collaborazioni con la nostra Associazione delle Donne Capoverdiane in Italia, e più recentemente con Radio B. Leza, uno spazio radiofonico dedicato alla nostra comunità, dove io e Jorge facciamo coppia fissa ogni due settimane.
Jorge ha avuto un percorso di inserimento simile a tanti altri ragazzi capoverdiani che sono arrivati in Italia molto piccoli, non aveva nemmeno 8 anni, è sempre stato seguito ed educato da persone che non conoscevano la sua cultura e la sua lingua, ma che soprattutto non davano molta importanza alla cultura dei paesi di origine, poiché si pensava che potesse essere un ostacolo all'inserimento dei ragazzi. I suoi compagni erano tutti italiani e quindi Jorge non ha più avuto occasione di parlare la sua lingua. E' naturale quindi che con il passare degli anni abbia perso la pratica nel parlare il capoverdiano.
Ma a questa situazione dovuta alla sua storia contingente, Jorge ha contrapposto una caparbia e continua ricerca alla riconquista della sua identità capoverdiana. Questo sforzo lo ha portato a riscoprire le sue radici, attraverso una profonda analisi di se stesso, guidato dalla consapevolezza di appartenere contemporaneamente a due culture: quella italiana e quella capoverdiana. Due culture che nell'insieme costituiscono il suo patrimonio personale, la speciale ricchezza della sua identità.
Il riappropriarsi della cultura capoverdiana è per Jorge un'affermazione del diritto che gli è stato negato per tanti anni, durante la sua infanzia vissuta in Italia. L'interesse e l'avvicinamento di Jorge alla cultura capoverdiana si è poi rafforzato e consolidato attraverso il contatto diretto che lui stesso ha voluto stabilire con la sua comunità d'origine, facendo amicizia con i capoverdiani e occupandosi dei giovani della seconda generazione.
Grazie alla sua capacità di coinvolgere le persone, è riuscito in questi ultimi anni ad organizzare un gruppo compatto di ragazzi disposti e ben felici di seguirlo in questa sua impresa di valorizzare la cultura capoverdiana, stimolare gli interessi verso i valori più alti, orientarli verso un inserimento equilibrato, nella consapevolezza che la convivenza tra cittadini di culture diverse non solo è possibile, ma è l'unica alternativa per la salvezza dell'intera civiltà.
Entrando adesso in merito al libro "RACCONTI IN ALTALENA", devo dire che Jorge mi ha colto di sorpresa, anche se mi ero preparata, pronta a farmi affascinare con sempre nuovi personaggi inseriti dalla fantasia dell'autore negli ambienti capoverdiano e italiano.
Ma Jorge è andato oltre le mie aspettative. Sono rimasta veramente ammirata dalla capacità con cui ha descritto nel suo libro sei ambienti diversi di mondi lontani fra loro, e con riferimenti culturali molto differenti. La ricerca della propria identità culturale capoverdiana ha creato in Jorge altri spazi, altre occasioni per conoscere culture nuove. Da questo confronto tra nuovi mondi Jorge ne esce affascinato e contaminato nel vero senso della parola, in fin dei conti, più ricco.
Questa disponibilità e capacità a sposare più culture distanti tra loro è frutto della sua fantasia ma soprattutto del suo saper vivere e convivere con altri cittadini di vari paesi, che oramai costituiscono la realtà odierna e la caratteristica culturale del Bel Paese. Ma anche nel linguaggio usato Jorge è pieno d'inventiva. La sua prima ricchezza è data dalle diversità culturali dei protagonisti, la seconda è dovuta alla cultura dell'autore e alla sua mente fantasiosa, popolata anche da figure leggendarie e mitologiche.
Africa, Asia, Europa e America Latina sono i quattro continenti di provenienza dei rispettivi protagonisti di questo libro. Ma non a caso, proprio a Capo Verde è ambientato il primo racconto. Parlare di Capo Verde significa legare la storia all'emigrazione, vista come unica via di salvezza per una vita dignitosa. Un'emigrazione al femminile, perché Jorge è venuto in Italia ancora piccolissimo a ricongiungersi con sua madre, e anche perché la nostra comunità è ancora oggi per la stragrande maggioranza costituita da donne.
Questa forza femminile, questa presenza materna, protettrice e creativa, non lascia l'autore indifferente. Infatti anche nei racconti successivi sono le donne le vere protagoniste. Donne che parlano della libertà, che sognano la libertà e che vogliono la libertà, a costo di pagarla con la propria vita, come nel caso del racconto intitolato SAB RAS. Un racconto che potrebbe rappresentare tutte le donne che ancora non sono libere di scegliere con chi sposarsi o di decidere semplicemente della propria vita. Donne il cui destino viene determinato fin dalla nascita, un destino fatale al quale non possono sottrarsi.
Ma la libertà di cui Jorge ci parla, attraverso i protagonisti dei suoi racconti, è una libertà che non ha confini, cosicché ogni personaggio è simbolo di una storia più grande, dove la libertà è la vera protagonista, temuta in passato, ma anche sognata, conquistata, difesa, per il tempo presente ed anche futuro.
Ben venga, dunque, un libro come "RACCONTI IN ALTALENA".
Grazie, Jorge, non potevi farci un regalo migliore per questo Nuovo Anno appena iniziato.
di Maria de Lourdes Jesus
I migliori link che ne parlano:

XXXIII° ANNIVERSARIO DALL'INDIPENDENZA DI CAPO VERDE

XXXIII° ANNIVERSARIO DALL'INDIPENDENZA DI CAPO VERDE
J. Canifa Alves, l'On.le M. Monteiro, l'On.le Frias, l'On.le Sousa, rappresentante Caritas F. Pittau

Un libro può salvare la vita

  • edgar allan poe - racconti
  • Gabriel Garcia Marquez - Cent'anni di solitudine
  • Isabel Allende - il piano infinito
  • Luis Romano - famintos
  • Michael Ende - la storia infinita

MONDO MIGRANTE

Los Angeles – Charlize Theron è diventata cittadina americana. Ad annunciarlo la stessa attrice durante il David Letterman Show: “ho sempre desiderato essere cittadina americana, ma loro non volevano accettarmi… Ho dovuto studiare. Inoltre era difficile non pensare a qualche trucco all’esame, come quando a me, di madrelingua inglese e sudafricana, è stato dato un foglio e mi è stato chiesto di scrivere correttamente la frase: è una giornata di sole”.

Un premio Oscar all’ umorismo americano… ma si diamo loro anche un “Tapiro d’oro”.

Le rivoluzioni non necessariamente rappresentano delle soluzioni... sicuramente ti danno linfa vitale!

RAIZ-LONGE

RAIZ-LONGE
dietro: Benny Hopffer Almada, Giovanni Mone, Alfredo Pierantozzi; al centro: Marta Poretti, Viviana Alves, Jorge Canifa Alves, Cateline Hopffer Almada, Lorena Salvatori, Walter do Rosario; in basso: Hamdi Dahir, Linda Evora, Aderico Brito.