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06/12/08

IO SONO INVISIBILE

di J.Canifa Alves
da "Mosaici: l'Italia Accanto" A. 1, N° 1, 2008

IO SONO INVISIBILE
( avvertenza: il testo che segue è scritto con inchiostro simpatico! se volete leggere l'articolo dovete trovare una soluzione... molto semplice a dire il vero!)

Ogni giorno attraverso la città indossando il mio negro mantello invisibile che l’indifferenza mi ha cucito addosso allorché trent’anni fa sbarcai in questo paese. Con il tempo ho imparato a vivere con questo mio superpotere ma all’inizio non è stato per niente facile. Ricordo ad esempio che in prima elementare io trascorrevo tutto il tempo in un angolo della mia classe a disegnare perché la mia maestra non riusciva proprio a vedermi. Non mi piaceva quella situazione perché non imparavo niente a differenza dei miei compagni di classe. A tre mesi dalla fine dell’anno scolastico ho iniziato a domandarmi del perché non mi vedesse e ne ho parlato con mia madre. Lei con estrema pazienza mi spiegò dell’impossibilità di alcune persone a “riconoscere” quelli con questo “dono”. L’ostacolo si poteva superare, mi disse, correndo più veloce del loro pensare, del loro sguardo cieco, del loro sguardo gorgonico… quello sguardo che ferma l’immagine familiare, non troppo lontano dalla quotidianità, e permette quindi di visualizzarla.
Li ho imparato a correre veloce e a controllare questo superpotere consentendo alla mia persona di essere visibile ad ogni istante, a mio piacimento… a mio piacimento? Questo finché non ho lasciato il piccolo centro cittadino dove abitavo e dove tutti, oramai, riuscivano a vedermi o avevano imparato a “fingere” di vedermi.
L’invisibilità ha ripreso ad innamorarsi della mia pelle quando mi sono trasferito in una grande città come Roma…
Alcune volte mi è proprio difficile lasciare il mio negro mantello dell’Invisibilità.
In questa città mi capita sovente di uscire o entrare in ascensore in compagnia di altri amici visibili e di incontrare qualcuno che non risponde al mio saluto invisibile ma che tuttavia un bel sorriso non lo negano agli altri; mi capita, in autobus o metro, che qualcuno mi calpesti i piedi e che questi si volti e non vedendomi ritorni sui suoi passi senza chiedere scusa; mi capita di stare accanto a gente che, non vedendomi, si sente autorizzata a dire che vorrebbe dare fuoco a quelli come me perché siamo troppi, perché siamo criminali, perché rubiamo loro il lavoro, non paghiamo le tasse; mi capita di chiedere un’informazione e vedere l’interlocutore volgere il suo sguardo verso chi mi è accanto per fornire la risposta; mi è capitato, e questo è un caso eclatante, in un grande centro commerciale, che io pagassi con i miei soldi e che il resto fosse dato alla mia visibile ragazza, tanto eclatante poiché per qualche eterno secondo la cassiera non sapeva effettivamente cosa fare visto che la mia ragazza non stava prendendo quel denaro non suo: “a chi do il resto se qui non c’è nessun altro oltre lei, signorina?”

Ebbene sì, in questa grande città mi è difficile rendermi sempre visibile, e questa è una sconfitta, mia e di quelli che non riescono a vedermi… mia perché forse non corro abbastanza forte per superare le Gorgoni cittadine come fece l’invisibile Perseo; sconfitta loro perché non vedendomi rischiano di, non trovando la mia immagine, rispecchiarsi nello scudo della loro riflessa indifferenza e di trasformare loro stessi in statue di “travertino” romano.
Ecco, mio caro Professor John Pendry, la ricetta dell'invisibilità esiste già...
venga a trovarmi e ne parliamo… sempre se riesce a “vedermi”!

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Un premio Oscar all’ umorismo americano… ma si diamo loro anche un “Tapiro d’oro”.

Le rivoluzioni non necessariamente rappresentano delle soluzioni... sicuramente ti danno linfa vitale!

RAIZ-LONGE

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dietro: Benny Hopffer Almada, Giovanni Mone, Alfredo Pierantozzi; al centro: Marta Poretti, Viviana Alves, Jorge Canifa Alves, Cateline Hopffer Almada, Lorena Salvatori, Walter do Rosario; in basso: Hamdi Dahir, Linda Evora, Aderico Brito.