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12/09/11

appunti di viaggio

Ritrovo tra i file vecchi e consunti del mio pc alcuni articoli, discorsi da me scritti e/o pronunciati e, penso che, prenderà il vizio di riportarli qui nelle mie pagine come memoria personale, come storia di una comune persona. Di seguito trovate un articolo che scrissi per una rivista capoverdiana fondata tra gli altri da me nel lontano 1996. La rivista, il cui nome era PROMOCABO, ebbe vita breve ed intensa... purtroppo i miei collaboratori vedevano sola la parte economica di questa ed io lasciai la rivista che morì di lì a poco... mi piace pensare che ne sia stata l'anima.


LA TERRA DEI NAPO-VERDIANI

Domenica 18 Aprile 1997,

abbiamo riempito tre pullman di capoverdiani per andare a Napoli a presentare la nostra nuova rivista capoverdiana.

Ore 9: 00… abbiamo appena dato il consenso ad alcuni “stranieri” (italiani) di salire a bordo per un passaggio fino a Napoli, verso cui le nostre tre caravelle, le caravelle della rivista, si stanno dirigendo a vele spiegate.

Le nuvole si rabbuiano sopra di noi e sembrano voler impedire il nostro cammino, ma la nostra voglia di arrivare e l’infinita allegria che ci accompagnano non conoscono avversari e finiscono per contagiare pure il sole che non potrà fare a meno, d’ora in poi, di baciarci di tanto in tanto!

Ecco, anche il Vesuvio (già da tempo spento) ritrova energie necessarie per poter assaporare il profumo del dolce cuscus ancora caldo che viaggia insieme a noi, e allora si alza alto sulla nostra sinistra e grida a gran voce: - Napoli è qui! – E resta sospeso in aria a inebriarsi di quest’aroma che sempre caro mi fu.

Napoli… Spumeggiante come colui che viene a farci gli onori di casa: l’Avv. Giuseppe Ricciulli, Console Onorario a Napoli di Capo Verde, e come i suoi tre paggi (Barbara, Valeria e Lino) che ci accompagneranno in un interessante tour alla scoperta della bella Napoli artistica.

E come uscendo da una favola, avvolto in un gioco di veli di pioggia e d’incanto, imponente sopra le nostre teste, vien trasparendo CASTEL NUOVO…E il suo interno è tutto un continuo meravigliare che va dal marmoreo Jarace, a quello che è la bellezza di un porto antistante dove bianchi gabbiani sostano sulle sonnacchiose onde un attimo prima di voltare verso Ischia, Procida o Capri… Ed è del porto la voce che graffia i nostri cuori fino a far emergere in superficie un po’ di Sodade, quel forte richiamo nostalgico della nostra terra.

E poi verrà la mostra di altri luoghi capaci ancora d’incantarci: Piazza del Plebiscito, G. Umberto, Posillipo etc. etc... Ma ora fermiamoci un attimino e assaporiamo i frutti di questa terra: la pizza!, gentile offerta del nostro ospitale avvocato.

E già sul far della sera raccolti tutti intorno al fuoco acceso dalla rivista ci raccontiamo la nostra CAPOVERDIANITA’.

Prende la parola l’avvocato Ricciulli ( e sono sempre più convinto che quest’uomo sia pervaso da uno spirito capoverdiano) e quella sua è la storia di un nostro stimatore che sta cercando di far si che il futuro di molti giovani napo-verdiani sia migliore di quello che offre ora il presente: - Amici, compatrioti sono riuscito ad ottenere dalla regione Campania la possibilità di avere ben quindici posti per un concorso pubblico per i nostri ragazzi capoverdiani: sarà un corso di 600 ore, retribuito dalla regione; il corso sarà in tecniche del linguaggio e di computer che prevede un diploma finale e abilitazione lavorativa. Inoltre, sempre a nome della comunità, mettiamo a disposizione, a concorso, una borsa di studio vera, interessante per i giovani che vogliono iscriversi all’università: sedici milioni per quattro anni; l’unico pegno richiesto è quello di laurearsi nel tempo previsto e che il neolaureato prenda sotto suo tutorato un altro giovane e che lo segua nei suoi studi economicamente fino alla fine degli studi e quest’altro a sua volta, appena laureato ne prenda un altro… Così a catena negl’anni! Sarebbe una bella tradizione!! Sarebbe un bel modo di integrarsi in questa società!

E già integrarsi, bel problema! Come ci si può integrare nella realtà socio-economico e culturale del paese d’accoglienza senza dover rinunciare, anzi promuovendo la propria tradizione d’origine? Non è affatto facile… Chi vive tra due culture dissimili tra loro difficilmente riesce a trovare una sintesi tra le due culture, e questo perché mancano le basi per poterlo fare.

L’emigrante è impegnato nel suo sacrificio quotidiano di riuscita sua, della sua famiglia, dei suoi figli; è impegnato nel non facile compito di inserimento sociale del paese ospitante. E porta avanti tutto con umiltà, sacrificio, dolore nutrendosi di curiosità e interesse verso il paese in questione. E solamente dopo molti anni di sacrificio può dirsi libero di scegliere una propria vita personale, con i propri affetti nell’armonia della propria famiglia… E questo si verifica solo se nel frattempo ci siamo continuati a nutrire delle nostre tradizioni e ci siamo messi nella condizione di voler capire quella società che ci accoglie e di cui facciamo parte… Senza, dunque sacrificare le nostre origini, e questo è lo spirito della rivista, strumento di intercomunicazione tra noi e gli altri che ci circondano.

– Certo, – afferma l’avvocato G. Ricciulli – L’integrazione è di per sé un fatto positivo, ma culturalmente può anche essere negativo perché porta l’identità culturale, quella capoverdiana in questione, a dissolversi in quella italiana, ad esempio. Cosa bisogna fare per non perdere, allora, la propria identità culturale? Ci sono feste, musiche, incontri certo!, ma ciò vale zero se ciò rimane un qualcosa chiuso nel guscio capoverdiano. L’integrazione deve essere seguita da una fase di interscambio culturale dove è Capoverde che tratta alla pari con le altre culture del mondo e si fa conoscere per quello che vale. Alla pari senza chiudersi in difesa, ma aprendosi…

– E oggi più che mai siamo in grado di proporci alla pari con gli altri – Intervengo infine io. – Quando siamo partiti l’abbiamo fatto in sordina, nudi come vermi senza niente e nessuno che ci degnasse del minimo sguardo, con la sola volontà di RIUSCITA. E questo tanto per noi come comunità, quanto per noi della rivista e... lottando e soffrendo abbiamo vinto molte battaglie… Guardiamoci in faccia, non siamo più nudi vermi, ma bellissime crisalidi in procinto di trasformarsi in farfalle, meravigliose farfalle. Sono orgoglioso di noi come comunità, sono orgoglioso di noi come siamo riusciti anche ad integrarci in questa società italiana, sono orgoglioso di noi come rivista.

E non c’è più altro da dire se non leggere gli auguri faxati di Suor Anselma (colonna della comunità capoverdiana a Napoli), del Dott. Carlo Iaccarino (Segretario Generale del Corpo Consolare), dell’On. Antonio Bassolino (sindaco di Napoli).

Un grazie al Don Orione che ci ha ospitati e…

Un altro attimo di pausa, c’è ancora tempo per una magia da parte dell’avvocato Ricciulli: e come da un cilindro riesce a tirar fuori il primo riconoscimento per la rivista, una bellissima targa in oro.

E naturalmente non può mancare, come a Firenze, un ricco buffet e si è già pronti a levare le ancore e a riprendere il viaggio verso altri lidi, altri capoverdiani, altre straordinarie persone che si mettono a disposizione della nostre gente… Grazie Napoli!

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XXXIII° ANNIVERSARIO DALL'INDIPENDENZA DI CAPO VERDE

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Un premio Oscar all’ umorismo americano… ma si diamo loro anche un “Tapiro d’oro”.

Le rivoluzioni non necessariamente rappresentano delle soluzioni... sicuramente ti danno linfa vitale!

RAIZ-LONGE

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dietro: Benny Hopffer Almada, Giovanni Mone, Alfredo Pierantozzi; al centro: Marta Poretti, Viviana Alves, Jorge Canifa Alves, Cateline Hopffer Almada, Lorena Salvatori, Walter do Rosario; in basso: Hamdi Dahir, Linda Evora, Aderico Brito.