Roma. Lunedì 7 luglio 2008.
Sono le 10.20 di un lunedì di sciopero dei mezzi pubblici e il sole è cocente sopra le teste di chi attende il 542 alla fermata, senza pensilina, di via Monti Tiburtini (fermata metro), direzione, Centocelle. Finalmente dopo un’attesa lunghissima di oltre mezz’ora arriva il bus atteso, controllo di avere l’abbonamento con me e l’immancabile compagna di viaggio c’è, quindi salgo. Certo mi domando se valga la pena farlo con tutti questi scioperi programmati, ma il mio dovere di cittadino mi impone di rispettare delle regole comuni, morali. Mi dico questo quando, all’altezza di via Serenissima un vecchio sui settanta cinque anni comincia a lamentarsi con l’autista di questi scioperi continui. Io sono dietro di questi e mi è dato di vedere solo il volto dell’autista attraverso lo specchietto centrale. Il vecchio dopo un breve lamentela comincia a dare la colpa dello sciopero agli immigrati perché non pagano il biglietto, e così facendo mandano in rovina l’economia italiana e che se tutti gli immigrati, questi figli di puttana (ahimè si esprime proprio in questi termini), pagassero il biglietto non ci sarebbero gli scioperi. Fin qui, anche se già di per se aberrante, ci può stare in un vecchio che probabilmente aveva perso la ragione in una lunga attesa sotto il sole di luglio. È ciò che avviene dopo che lascia senza parole per la spontaneità con cui avviene l’intervento dell’autista. Il suo atteggiamento spaventa e getta vergogna nella società che rappresenta, essendo egli, in quel preciso momento, alla guida di un mezzo di tale ATAC Spa.
Il mezzo è quasi vuoto, oltre me c’è un’altra mezza dozzina di stranieri (tutti avevano regolarmente obliterato il biglietto) e per il rispetto anche di uno solo di questi “clienti” mi sarei aspettato, se non altro, un non intervento da parte dell’autista stesso, invece alle parole del vecchio, il tale rappresentante della società ATAC Spa si è sentito autorizzato a recriminare contro gli stranieri che vengono in Italia a danneggiarla, facendo, su questo territorio non loro, quello che cazzo pareva loro, quello che non facevano cioè nel loro paese, che probabilmente neanche avevano.
Ma non finisce qui va oltre il rappresentante di un mezzo di trasporto pubblico come l’ATAC Spa.
Se dipendesse da lui, dice, darebbe fuoco a tutti gli stranieri che arrivano in Italia, anzi li metterebbe in fila ad uno ad uno e sparerebbe a tutti come monito per quelli che avessero l’intenzione di venire in Italia… “spari ad uno, due, tre, quattro… alla fine lo capiranno che non devono proprio venire in Italia quelli che devono ancora partire, no?”
Purtroppo, non è la prima volta che sento questi discorsi da parte di rappresentanti di una società di servizi pubblici come l’ATAC, e ciò mi amareggia, come amareggia tutti gli immigrati che vivono in questo paese, come amareggia milioni di italiani di una certa sensibilità intellettiva… e propongo a tale società di indire per i propri dipendenti dei corsi di educazione civica e di rispetto per le diversità culturali che vivono e lavorano in questo paese e che a questo stesso paese, non al loro, pagano le tasse contribuendo allo sviluppo economico dell’Italia.
1 commento:
Senza parole!
Posta un commento