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11/06/16

L'intervista


L'INTERVISTA
di Samia Oursana a Jorge Canifa Alves

- Dove e quando sei nato
Sono nato nel 1972 nella città di Mindelo, isola di São Vicente, arcipelago di Capoverde... tre anni prima dell'indipendenza del mio paese dal Portogallo

- Come e dove hai vissuto la tua adolescenza. Il tuo percorso di studi.
(infanzia) La vita ha portato mia madre fuori dalle isole solo sei mesi dopo la mia nascita... la sua destinazione, o destino, era l'Italia. Mio padre già lavorava all'estero... io così sono cresciuto insieme ai miei nonni paterni fino all'età di 6 anni e mezzo. E' stato il periodo che io definisco del nido, dove è maturato il mio amore per la mia terra, e dove ho imparato a sognare ascoltando i racconti degli anziani, davanti ad un fuoco acceso o sotto la luna splendente. A sei anni mia madre ha avuto la possibilità di "ricongiungermi" a lei in Italia.
(adolescenza) Così la storia della mia adolescenza trova il suo sviluppo qui in Italia e per la precisione in un piccolo paese della provincia romana, Marcellina.  Siamo sul finire degli anni '70 e il "paesello" mi offre un luogo sicuro dove crescere alimentandomi di fantasia. In quegl'anni le luci delle strade si spengono ad una certa ora della sera e l'ambiente diventa magico come nei miei primi anni capoverdiani e trovo ancora chi davanti ad una vecchia stufa a legna accesa racconta la vita quotidiana in un ambiente dove spesso non ci sono neppure televisori. 
Le difficoltà le ho incontrate nell'inserirmi a scuola, avevo una maestra ignorante che, considerandomi straniero, e con la scusa che non sapessi la lingua, mi relegò in un angolo della classe a disegnare... fu mia madre ad accorgersi che questa non faceva il suo dovere, si rimboccò le maniche e mi insegnò a leggere e a scrivere. Il primo anno è stato difficile, ma già dal secondo anno ho iniziato a volare da solo... in una sorta di competizione buona con i miei compagni di classe ho iniziato a scalare la montagna e già sul finire dell'anno scolastico ero tra i primi tre della classe... è ho mantenuto lo stile fino in terza media...


- Quando sei arrivato in Italia e quale è stato il tuo impatto
Nel maggio del 1979. Avevo "svernato" qualche mese a Lisbona, poi, con mio padre siamo arrivati a Roma. Lisbona non mi era entrata dentro a differenza di Roma che mi piacque all'istante... comunque poi, quasi immediatamente, sono andato a vivere nel "paesello" dove ho avuto modo di vivere in una dimensione paesana, sicuramente più facile di chi ha vissuto quegli stessi anni in una grande città dispersiva come Roma. Qui, nel piccolo paese, diciamo, la nostalgia e la solitudine non mi hanno schiacciato, come invece è accaduto a molti dei miei coetanei compatrioti vissuti a Roma in quegli anni.

- Come nasce la tua passione per la scrittura
La mia passione per la scrittura nasce in seconda media e a trasmettermela è stata la mia insegnate Elsa di Meo. In classe ci faceva scrivere dei racconti invece dei soliti temi... le piacevano molto i miei raccontini tant'è che in seguito mi chiese se poteva tenerseli... capirai, ero lusingato... credo che li abbia ancora!
- Che posto occupa la scrittura nella tua vita e nella quotidianità?
La scrittura ha forgiato la mia anima... sono quello che sono grazie alla scrittura... da quando l'ho scoperta non ci siamo lasciati più... ma, nonostante abbia iniziato con i raccontini di Elsa di Meo, i miei primi anni sono dedicati alla poesia che mi ha aiutato ad affinarmi nella ricerca della parola giusta... solo verso i diciotto anni, alla scoperta che la poesia era morta, che inizio seriamente a dedicarmi alla scrittura narrativa...
Attualmente la scrittura non è "il perno" che mi risolleva il mondo, non riesco a viverci, così l'ho relegata in un angolo, quasi hobbistico, della mia vita!

- So che sei stato in Spagna, come mai hai fatto questa scelta e cosa ti ha lasciato questa esperienza
La crisi, e il desiderio di mettermi in gioco mi hanno sbattuto in Spagna... C'è stato un momento in cui l'Italia mi aveva fortemente deluso a causa mancanze di politiche a favore dei giovani e dei migranti, così mi sono lasciato chiamare dall'Europa... Olanda e Spagna... l'Olanda per lavorare, la Spagna per sognare... scelsi di sognare ma quello che non sapevo era che l'Orco Crisi stava divorando la Spagna... Sono arrivato nel momento peggiore della crisi. Così dopo due anni sono stato costretto a tornare indietro.
Cosa mi ha lasciato la Spagna? Il portafoglio asciutto, un breve saggio sulla cultura capoverdiana Claridade: la coscienza illuminata di Capo Verde, una raccolta di poesie Kronos 90: poesie in bianco, nero e grigio edite al mio ritorno in Italia nel 2012, un romanzo che spero esca presto e soprattutto il meraviglioso Alejandro, mio figlio.

- Ad agosto è uscito la tua prima raccolta di poesie perchè hai deciso di usare anche questo canale d'espressione
La passione per la poesia nasce prima di quella per la narrativa. Negli anni della mia adolescenza ho speso molto tempo a lavorare di fino sulle parole e a ricercare la strada della sintesi che poi mi farà approdare nei racconti. Ecco, la sintesi... ho amato molto un poeta come Ungaretti, quanto uno scrittore come Calvino... entrambi padri della sintesi, in due campi differenti. Poi ho scelto di seguire Il Barone Rampante perché la poesia era morta, ma anche perché la narrazione di dava qualcosa in più: una visione cinematografica di ciò che volevo esprimere... quel "movimento" che poi fa vivere la scrittura.

- Il bi culturalismo è un elemento di ricchezza e di apertura, in che modo trasferisci questa tua particolarità nelle tue opere
Nei miei racconti i personaggi si muovono, viaggiano, si "incontrano" e creano quel quid necessario per "vivere" non solo nella dimensione della loro cultura, quindi, ma "relazionandosi" al altri personaggi, al altre culture... quindi non tanto bilculturalismo ma pluriculturalismo che questa città meravigliosa come Roma, sa trasmettere a chi ha occhi grandi per vedere oltre i media. Così, nel racconto Fat Frumos, c'è un incontro tra un capoverdiano e due rumeni che hanno in comune solo il fatto di essere passati per l'Italia; o ne La Casa di Acqua dove una capoverdiana raacontando la sua storia scopre di avere qualcosa in comune con l'Italia, uno stesso percorso migratorio in un immagine riflessa. Ma è facile trovare un personaggio Boliviano, uno Pakistano, uno Palermo-capoverdiano, etc.etc.
Il pluriculturalismo è la via giusta verso il futuro... i flussi migratori continui ci mettono in relazione con il mondo intero in una sorta di altalena dove chi non vorrà fare parte del gioco sarà tagliato fuori... anche a dispetto di queste politiche che ancora "poco o per nulla" vogliono questi "immigrati"

- il tuo impegno verte anche in modo attivo e sul campo sui temi dell'immigrazione 
Certamente, perché è il mio presente, sarà il mio futuro, la mia storia. Se non affrontassi questi temi, poi, cosa scriverei? In Italia non c'è rimasto niente più da scoprire, niente da più scrivere... sono i flussi migratori che portano storie nuove e nuove idee a cui deve necessariamente attingere chi si occupa di arte.

- Pensi che un giorno la letteratura migrante possa definirsi letteratura italiana o in qualche senso è meglio preservare questa categoria 
Necessariamente verrà inserita di diritto nella storia letteraria di questo paese perché, ne sta comunque scrivendo i passi del suo presente... In altri paese non essiste questa distinzione tra letteratura del posto e quella "migrante", esiste solo la letteratura in lingua di quel paese e la letteratura in lingua differente... In Spagna ad esempio anche un autore argentino o messicano fanno parte della letteratura spagnola perché in spagnolo scrivono, così come anche un autore del marocco, o uno della Cina, se scrivono in spagnolo, sono autori della letteratura spagnola... l'Italia, prima o poi ne uscirà da questo limbo dove annega nel buio di un soft razzismo "letterario-migrante"

- progetti per il futuro?
Un film, magari tra qualche anno...
A breve la pubblicazione del mio primo romanzo.

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XXXIII° ANNIVERSARIO DALL'INDIPENDENZA DI CAPO VERDE

XXXIII° ANNIVERSARIO DALL'INDIPENDENZA DI CAPO VERDE
J. Canifa Alves, l'On.le M. Monteiro, l'On.le Frias, l'On.le Sousa, rappresentante Caritas F. Pittau

Un libro può salvare la vita

  • edgar allan poe - racconti
  • Gabriel Garcia Marquez - Cent'anni di solitudine
  • Isabel Allende - il piano infinito
  • Luis Romano - famintos
  • Michael Ende - la storia infinita

MONDO MIGRANTE

Los Angeles – Charlize Theron è diventata cittadina americana. Ad annunciarlo la stessa attrice durante il David Letterman Show: “ho sempre desiderato essere cittadina americana, ma loro non volevano accettarmi… Ho dovuto studiare. Inoltre era difficile non pensare a qualche trucco all’esame, come quando a me, di madrelingua inglese e sudafricana, è stato dato un foglio e mi è stato chiesto di scrivere correttamente la frase: è una giornata di sole”.

Un premio Oscar all’ umorismo americano… ma si diamo loro anche un “Tapiro d’oro”.

Le rivoluzioni non necessariamente rappresentano delle soluzioni... sicuramente ti danno linfa vitale!

RAIZ-LONGE

RAIZ-LONGE
dietro: Benny Hopffer Almada, Giovanni Mone, Alfredo Pierantozzi; al centro: Marta Poretti, Viviana Alves, Jorge Canifa Alves, Cateline Hopffer Almada, Lorena Salvatori, Walter do Rosario; in basso: Hamdi Dahir, Linda Evora, Aderico Brito.